Le notti insonni o quasi di Silvio Berlusconi ad Arcore sono abitate da nuovi fantasmi. Uno nuovo se ne è aggiunto negli ultimi giorni all’incubo Mario Monti, l’odiato professore in grisaglia che senza un minuto di campagna elettorale gli ha soffiato il posto di primo ministro, che Berlusconi riteneva suo per plebiscito, confondendo, nonostante la sua autoaffermata omniscienza, questo istituto con le normali elezioni.
Il fantasma che non lo fa dormire risiede a Roma, si aggira per le stanze del palazzo del Quirinale e ha le sembianze del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Ed è un fantasma che non svanisce con la luce del giorno, anzi, di giorno il tormento è ancora più forte, al punto che il doloroso pensiero tracima dalla mente di Berlusconi e prende la via di Milano, dove si confeziona un importante quotidiano, il Giornale, fondato nei ’70 da Indro Montanelli, ora proprietà apparente del fratello di Silvio, Paolo, sicuro termometro dei sentimenti del Capo, indice, dall’intensità degli attacchi, del chi sale e chi scende nei suoi odi più estremi. A volte l’interazione fra pensiero padronale e interpretazione giornalistica produce effetti che fanno pentire o che gli italiani hanno pagato caro quando di mezzo c’è andata la Chiesa.
Ma quel che accade dopo non conta, sono le lacrime del coccodrillo, quel che interessa è che il personaggio sotto attacco di sicuro non gode, in quel momento, delle simpatie di Berlusconi.
Napolitano è stato anche oggetto, da quando si è installato al Quirinale, di attacchi diretti di Berlusconi, anche virulenti, che si sono poi rivolti tutti contro lo stesso Berlusconi. Da un po’ di tempo però c’era una strana pace, frutto certamente di una residua dose di buon senso, frutto se non altro dell’esperienza.
Ma si può immaginare il turbinio dei pensieri in quella vulcanica mente in quelle ore di insonnia, che si componevano con la frustrazione di non potersi fare scappare una parola men che gentile.
Come un fenomeno carsico, quegli amari pensieri sembrano ora avere preso la strada del Giornale, riaffiorando nell’articolo di Massimiliano Scafi, nell’edizione del 20 gennaio, intitolato: “Re Napolitano, quel premier ombra che ora ha pure la tentazione del bis”.
Secondo Scafi, Napolitano “si prepara il terreno per il secondo mandato al Colle nel 2013”. Anche se “parlarne oggi è un po’ un azzardo” perché “all’elezione del prossimo presidente della Repubblica mancano infatti sedici mesi, che in politica equivalgono a un’era geologica, e in un anno e mezzo, per di più in un Paese che sta ballando sull’orlo della crisi, può succedere di tutto”.
Ovviamente al Quirinale smentiscono, ma, avverte il Giornale, “qualcuno ci crede. Il sito Affaritaliani.it ha già messo in rete un sondaggio: «Vorresti un secondo mandato di Napolitano?». E qualche mese fa Gianfranco Rotondi, [l’ex democristiano] ex ministro per i rapporti con il Parlamento del governo Berlusconi, aveva lanciato l’idea dei tempi supplementari. «Dovremmo considerare l’ipotesi di un accordo per una rielezione a tempo di Giorgio Napolitano. Solo lui è in grado di gestire la transizione tra gli attuali assetti e quelli che usciranno dopo le riforme istituzionali». […E] c’è anche qualche segnale più concreto”.
Primo: “L’azzoppamento progressivo dei vari cavalli di razza in corsa per il Palio del Colle. Silvio Berlusconi, Pier Ferdinando Casini, Romano Prodi, Mario Monti forse avranno un’altra occasione, però adesso sono tornati al palo”.
Secondo: “L’arretramento pare inarrestabile della politica, la netta perdita di potere dei partiti nella gestione della cosa pubblica, almeno in questa fase di emergenza economica”.
Terzo “segnale è il superattivismo del capo dello Stato, che ha appunto coperto tutti gli spazi vuoti lasciati dalla politica”. inclusi la sostituzione di Berlusconi con Monti e “la fitta rete di relazioni internazionali. Ormai pure all’estero si sono convinti che sia Napolitano il vero uomo forte dello Stivale, il punto di riferimento”.
Secondo il Giornale di Berlusconi, Napolitano “si identifica nel Cavour dell’unità d’Italia, che «con realismo e moderazione seppe governare quella dialettica di posizioni e di spinte conducendo il processo allo sbocco più avanzato». Si espone anche con i sindacati, invocando maturità e moderazione. Quanto ai partiti, si occupino delle riforme e dalla legge elettorale: li ha convocati nel suo ufficio, ha cercato di avvicinarli, di convincerli a un’intesa”.
Così, conclude il Giornale, “in Transatlantico molti moderati dei tre poli, convinti che l’emergenza e la crisi della politica saranno ancora lunghe, lavorano a un Monti-bis dopo il 2013. E a un Giorgio-bis”.
Ce ne è davvero abbastanza per andar via di testa e di sicuro non dormirci la notte.