ROMA – Una lettera ai presidenti delle Camere e del Consiglio per chiedere “massimo rigore” sui decreti legge e per ricordare ai parlamentari che in caso di uso scorretto lui può sempre non firmare e rimandare il tutto indietro.
Giorgio Napolitano scrive e lo fa dopo il ritiro del Dl Salva Roma per ricordare limiti e senso dello strumento decreto legge. Limite e senso che dovrebbe essere quello della “necessità e urgenza”. Limite evidentemente non rispettato, come ricorda il presidente nel caso del Salva Roma “cui sono stati aggiunti 10 articoli per 90 commi”.
Napolitano, quindi, ripropone nella sua lettera ai presidenti delle Camere ed al presidente del Consiglio “la necessità di verificare con il massimo rigore la ammissibilità degli emendamenti ai decreti legge“. Il Capo dello Stato, insomma, chiede che i decreti non diventino in sede di conversione pacchetti omnibus in cui inserire leggi che nulla c’entrano con l’oggetto che ha portato al decreto.
“Rinnovo – conclude Napolitano dopo aver citato sentenze della Consulta e propri precedenti interventi in materia – l’invito ad attenersi nel valutare l’ammissibilità di emendamenti ai decreti legge a criteri si stretta attinenza all’oggetto del provvedimento, anche adottando opportune modifiche dei regolamenti parlamentari”.
Napolitano poi, mette dei paletti precisi anche alla proroga e alla reiterazione dei decreti:
“Il limite nella reiterazione di norme già contenute nel dl Salva Roma nel dl Milleproroghe è individuato nell’insorgere di nuovi motivi di necessità ed urgenza”.
Il capo dello Stato invita anche a cambiare i regolamenti delle Camere, sempre per assicurare il massimo rigore nel vaglio degli emendamenti ai decreti. Nella lettera al premier e ai presidenti delle Camere Napolitano sostiene che bisogna assicurare l’attinenza degli emendamenti al contenuto dei dl “anche adottando opportune modifiche dei regolamenti parlamentari”
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