ROMA, 24 FEB – Il presidente Usa Barack Obama ha telefonato al presidente del Consiglio Matteo Renzi durante il dibattito sulla fiducia al Senato. Obama ha fatto a Renzi le “congratulazioni” e “gli auguri di successo al suo governo”. Ma anche e soprattutto i “complimenti” per quell’agenda di riforme illustrata da Renzi in Parlamento. Che andrebbe nella direzione “comune di promuovere la crescita e il lavoro”. Scrive Marina Perna dell’agenzia Ansa:
Un punto chiave su cui Obama guarda da tempo al Vecchio continente e su cui con Renzi – anche in vista della prossima presidenza Ue – trova certamente una sponda. I due ne parleranno presto anche personalmente nel primo faccia a faccia in programma tra meno di un mese, quando il 27 marzo il leader americano sarà a Roma per una visita dal Papa, a Palazzo Chigi e al Quirinale.
Una telefonata, quella con Obama, che Renzi aspettava: “Yes”, risponde senza nascondere la soddisfazione a chi gli chiede se la chiamata fosse andata bene. E che ha voluto condividere subito. Forse anche con Mario Monti. Il premier, al Senato, è stato visto infatti scrivere un bigliettino dall’incipit “Caro Mario”, rivolto probabilmente al Professore, in cui parlava proprio della chiamata.
Una telefonata “calorosa”, si commenta a Palazzo Chigi in una nota, in cui Obama “nel riaffermare i profondi e duraturi legami che uniscono l’Italia e gli Usa, ha manifestato il proprio apprezzamento per l’agenda di riforme del Presidente Renzi, sottolineando in particolare l’obiettivo comune di promuovere la crescita e la creazione di posti di lavoro”.
Ma non solo. Renzi ha ricordato a Obama la “propria conoscenza e senso di amicizia per gli Stati Uniti, sviluppati sia a titolo personale che come sindaco di Firenze”.
Sottolineando un ‘feeling’ che spesso, nelle ultime settimane, gli è valso anche, tra i tanti, l’appellativo di “Obama italiano”. E che lo vide, era il settembre 2012, a Charlotte (North Carolina), quando ci fu la convention democratica che lanciò la ricandidatura di Obama per il suo secondo mandato alla Casa Bianca. Renzi, che partecipava ad una sessione dei primi cittadini dem americani e del resto del mondo, c’era. Ed era l’unico sindaco volato dall’Europa.
Tra l’Italia di Renzi e l’America di Obama – è stato ribadito nella conversazione – la collaborazione bilaterale nel campo della sicurezza e della difesa continuerà poi “ad essere un pilastro dell’attività della comunità internazionale volta alla stabilità e alla pace”.
E da Obama Renzi ha registrato una nuova, reiterata, “investitura” di Roma anche come sentinella e anello di congiunzione con Paesi come la Libia, per la quale il presidente americano ha “ricordato, in particolare, l’impegno italiano”. Ma anche il ruolo in Afghanistan e Siria. E non è mancato anche uno scambio di idee sulla crisi Ucraina.
Uno dei capitoli per il quale Renzi – fa sapere Palazzo Chigi – nel condividere la necessità di sviluppare la collaborazione sui principali temi dell’agenda internazionale “ha evidenziato l’importanza del dialogo transatlantico”.
Dialogo da sviluppare e portare avanti anche per quanto riguarda l’accordo di libero scambio (Ttip), in vista della prossima presidenza Ue di turno italiana. Che Renzi, l’ha detto oggi nel suo discorso programmatico, vuole prendere come “l’occasione per sei mesi di guidare le istituzioni dell’Europa” per poter “guidare politicamente l’Europa”. Un’Europa per la quale, ha ricordato, ci dobbiamo liberare da quella “subalternità culturale per cui troppo spesso si è considerata come la nostra matrigna”.