ROMA – Pugno duro del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, con i “ribelli”: “Sulla legge delega sul lavoro non si cambia. Se qualcuno dei nostri vuole andare con la sinistra radicale faccia pure”. Ma avverte: nessuna scissione, “la gente non capirebbe”.
Le dichiarazioni sono contenute nell’ultimo libro di Bruno Vespa, «Italiani voltagabbana. Dalla prima guerra mondiale alla prima repubblica sempre sul carro del vincitore», in uscita il prossimo 6 novembre.
“La delega sul lavoro alla Camera non cambierà rispetto al Senato. Alcuni dei nostri non voteranno la fiducia? Se lo fanno per ragioni identitarie, facciano pure. Se mettono in pericolo la stabilità del governo o lo fanno cadere, le cose naturalmente cambiano”.
Nel libro il presidente del Consiglio interviene anche sul tema relativo ad una possibile spaccatura all’interno del suo partito:
“Se qualcuno dei nostri vuole andare con la sinistra radicale che ha attraversato gli ultimi vent’anni, in nome della purezza delle origini, faccia pure: non mi interessa. È un progetto identitario fine a se stesso e certo non destinato a cambiare l’Italia. Lo rispetto, ma non mi toglie il sonno. Il sonno me lo tolgono le crisi industriali, i disoccupati, la mancanza di peso nella lotta alla burocrazia, certo non Vendola o Landini. Se si arrivasse a una scissione, ma non ci si arriverà, la nostra gente sarebbe la prima a chiedere: che state facendo?”.
Nell’intervista il presidente del Consiglio spiega anche come non sia disposto a venire incontro alla Cgil per calmare le acque all’interno del partito all’indomani della manifestazione di piazza contro il jobs act:
“Ho grandissimo rispetto per la piazza della Cgil e per i parlamentari che hanno partecipato a quella manifestazione. Ma, visto che ci chiamiamo progressisti, io sono per il cambiamento che è nel dna della sinistra. E a casa mia la sinistra che non si trasforma si chiama destra”.
Sul rapporto teso con Susanna Camusso, Renzi ha detto:
“Non è una questione di feeling personale, ci mancherebbe. E’ un’idea del Paese, della sua modernizzazione, del ruolo di governo e della rappresentanza civile, non un fatto umano o interpersonale».
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