Pensionati statali vs esodati privati, Marianna Madia parla ma soldi non ce n’è

 

Pensionati statali vs esodati privati, Marianna Madia parla ma soldi non ce n'è
Marianna Madia rischia di mettere gli esodati contro i dipendenti pubblici per i diversi criteri di pensionamento anticipato

ROMA – C’è parecchia confusione nel Governo Renzi in materia di pensioni. C’è anche parecchia confusione in Italia rispetto ai vari tipi di pensionati e al momento in cui questi ormai cittadini di serie B hanno lasciato il lavoro.

Il progetto del ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia, che ha ufficialmente annunciato un piano di prepensionamenti per gli statali, “incontra i primi ostacoli”, come avverte Andrea Bassi sul Messaggero di Roma .

Litigano un po’ tutti: Marianna Madia, ministro nel cui curriculum figura essere stata fidanzata con il figlio di Giorgio Napolitano, Giuliano Poletti, già capo delle Coop, Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, che non è del Pd ma di Scelta Civica,  che ha riempito la Madia di contumelie, avendo a sua volta da tutelare gli interessi di milioni di insegnanti più o meno precari.

Giuliano Poletti, ministro del lavoro in carica, in audizione alla Camera, ha parlato della volontà del governo di trovare una “risposta organica” al problema che però intanto c’è ed è enorme.

Nella lite intervengono anche gli ex ministri del Lavoro: Elsa Fornero, Cesare Damiano, Enrico Giovannini, tutti critici e tutti con ragione.

L’attacco più diretto ai disegni di Marianna Madia è venuto dall’ex ministro del lavoro Elsa Fornero. Nel mirino, il modo in cui Marianna Madia vorrebbe prepensionare i dipendenti pubblici. Ha detto Elsa Fornero:

“Alla Madìa suggerisco di essere abbastanza attenta, i dipendenti privati farebbero bene ad arrabbiarsi perché non possono essere sempre solo loro a pagare”.

Sono giorni, riferisce Andrea Bassi,

“che i rappresentanti degli esodati non mancano una riunione della direzione del Pd per protestare davanti alla sede del Nazzareno. Hanno trovato orecchie attente in alcuni settori del Pd. Del resto sono migliaia i dipendenti privati che sono usciti dal processo produttivo con la promessa di accedere alla pensione ma che poi il repentino innalzamento delle regole previdenziali, approvato proprio con la legge Fornero, ha lasciato senza stipendio e senza assegno pensionistico. Questo popolo di ex lavoratori relegato in una specie di limbo, da tempo chiede a voce alta di poter accedere alla pensione utilizzando le regole precedenti alla riforma approvata dal governo Monti.

Ciò che gli esodati chiedono è esattamente la misura che Marianna Madìa ha spiegato sarà utilizzata per smaltire le fila del pubblico impiego mandando a casa lavoratori “anziani” per poter assumere giovani in rapporto di uno ogni tre pensionati. […]

Nei giorni scorsi i rappresentanti della categoria, che da tempo chiedono un incontro diretto con il premier Matteo Renzi, hanno incontrato Stefano Fassina e Gianni Cuperlo, entrambi del Pd”.

Quello che non si menziona è poi l’altra grande ingiustizia, quella che il Governo vuole perpetrare ai danni di milioni di pensionati fatti uscire con la integrazione dei loro contributi da parte dello Stato, che ora il Governo Renzi vorrebbe azzerare, rimangiando impegni presi in base a leggi che ora vogliono far valere come carta straccia.

Segue una serie di prese di posizione su statali, pensioni e esodati.

Stefano Fassina, ex vice ministro dell’Economia nel governo Letta, dice:

“È assolutamente prioritario prima di qualsiasi intervento sulle pensioni, risolvere il problema degli esodati. […] Non si possono rivedere le regole per anticipare la pensione a dirigenti pubblici che hanno stipendi elevati», spiega l’ex ministro, «per una questione di equità va assicurato lo stesso trattamento anche ai dipendenti privati”.

Cesare Damiano, che ora è presidente della Commissione Lavoro alla Camera, la pensa come Fassina:

“Serve che il governo si coordini al suo interno, almeno questo deve valere per i ministri Madìa, Giannini e Poletti, che hanno tutti competenze sull’argomento e mi pare anche che abbiano posizioni divergenti. Quello che mi stupisce, è che non si percepisce il fatto che la questione esodati stia diventando esplosiva”.

Gianfranco Librandi, di Scelta Civica, ha detto:

“La formula dei prepensionamenti propone una ricetta sbagliata, che rischia di sfasciare i conti pubblici, dopo gli sforzi fatti dal governo Monti per rimetterli a posto”.

Librandi dovrebbe aggiungere che nel farlo Mario Monti ha disastrato l’Italia.

Il problema, ricorda Andrea Bassi, sono le risorse:

“Per salvaguardare 120 mila lavoratori, i precedenti governi hanno dovuto stanziare 5 miliardi di euro. Per risolvere il problema alla radice, secondo la Ragioneria, di miliardi ne servirebbero addirittura diciassette fino al 2022. Cifre enormi. L’ex ministro del lavoro Enrico Giovannini aveva ipotizzato una norma di «manutenzione» della legge Fornero con l’introduzione del cosiddetto «prestito pensionistico». Si sarebbe consentito a tutti i dipendenti di lasciare il lavoro in anticipo, ma scaricando il costo in parte sulle imprese, in parte sullo Stato e in parte sul lavoratore stesso, con una riduzione della pensione tra il 10 e il 15 per cento.

“Anche il prgetto di legge firmato da Damiano e dall’attuale sottosegretario dell’Economia, Pierpaolo Baretta, che giace in commissione lavoro prevede la possibilità di lasciare, per tutti, il lavoro a 62 anni con almeno 35 di contributi. Ed anche in questo caso è prevista una penalizzazione dell’8 per cento sulla pensione percepita.

“La penalizzazione in caso di prepensionamento per i dipendenti pubblici, invece, non sembra, almeno per ora, essere contemplata nei progetti di riforma che il ministro Madìa sta mettendo a punto e che saranno presentati tra la fine del prossimo mese e l’inizio di maggio”.

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