ROMA – Aveva compiuto 100 anni a marzo. Domenica 27 settembre è morto a Roma Pietro Ingrao, storico leader del Partito Comunista ma prima ancora uno dei padri fondatori della Repubblica italiana.
Ingrao era nato a Lenola, in provincia di Latina, il 30 marzo 1915. La famiglia era benestante ma di tradizioni radicali. Suo nonno era stato vicino a Giuseppe Mazzini. Ingrao, laureato a Roma in lettere e filosofia, tentò in un primo momento la strada del cinema come regista. Ma in lui è sempre stato preponderante l’impegno politico
Ad avvicinarlo al Partito Comunista, nel 1936, fu l’aggressione di Francisco Franco alla repubblica Spagnola. Una scelta difficile, di clandestinità. In particolare dopo il 1942 quando il regime arrestò gran parte dei componenti del suo gruppo. Ingrao nel 1943 organizzò con Elio Vittorini, a Milano, il comizio di Porta Venezia. Sempre in quegli anni lavorò all’edizione clandestina de L’Unità.
Dopo la guerra, ricorda Repubblica, Ingrao
Nel 1956 entrò nella segreteria del Pci, dove restò per dieci anni. Nello stesso anno, visse drammaticamente la repressione della rivolta ungherese: tuttavia si schierò a fianco dell’URSS, cosa di cui anni dopo si pentì pubblicamente. All’XI Congresso del Pci nel 1966, rivendicò il “diritto al dissenso”; diventando il punto di riferimento per l’ala sinistra del Pcie di tutti coloro che volevano rompere con lo stalinismo. L’espulsione dal partito dei fondatori della rivista Il Manifesto, cui Pietro era molto legato, rappresentò per lui un momento di crisi profonda, ma non interruppe l’intenso dialogo con questi compagni e soprattutto con i movimenti sociali, esplosi in Italia nel “biennio rosso” 1968-’69 – in particolar modo con le lotte operaie e con l’esperienza innovatrice del “sindacato dei consigli”.
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica Ingrao disse no alla svolta di Achille Occhetto e non aderì ai Democratici di Sinistra. Fu iscritto, fino al 2008, a Rifondazione Comunista. Gli ultimi anni della sua vita, più che alla politica attiva, Ingrao li ha dedicati alla scrittura e ai grandi temi che lo hanno sempre interessato: la pace, la democrazia, le lotte operaie.