Dopo Facebook e Twitter la scure della “censura” targata Regione Lazio si abbatte sui siti per gay: la Giunta della Polverini, infatti, ha reso inaccessibili ai suoi dipendenti e funzionari i siti che contengono la parola ‘gay’, come gay.it e gaynews.it. Classificandoli come “pornografia”, mentre spesso danno solo informazioni sul mondo gay e offrono spazi di confronto con forum e chat.
Ad accorgersene è stato Sergio Rovasio, segretario dell’Associazione radicale Certi Diritti e capo segreteria Lista Bonino Pannella – Federalisti Europei alla Regione Lazio. Cliccando su una delle pagine vietate, dal suo ufficio, ha ottenuto il seguente messaggio, accompagnato dal logo ufficiale della Regione: “Accesso non consentito. Motivazione: le attuali policy aziendali non consentono l’accesso al sito richiesto. La pagina che si sta tentando di visualizzare è categorizzata come ‘Pornography'”.
I Radicali chiedono chiarimenti immediati: “Occorrerebbe capire per quale motivo è stata attivata questa procedura che ha alcuni aspetti gravi: da una parte si considera la stessa parola gay come una parola pornografica e dall’altra si decide in modo autoritario, alla ‘Goebbels de noantrì di limitare l’accesso perché magari il contenuto non piace a chi sta nei piani alti”. “Non pensiamo che si tratti di una svista – commenta ancora Rovasio – ma pensiamo di trovarci di fronte ad una vera e propria operazione censoria”.