Quindici profughi “sobillati dai centri sociali”, un palazzo da vendere per fare cassa, un sindaco di sinistra “ma non troppo”, visto che piace persino a Umberto Bossi, infine l’alto Commissariato dell’Onu che chiede chiarimenti. A Torino è polemica tra il primo cittadino Sergio Chiamparino e l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati dell’Onu. Il sindaco li vuole cacciare dal palazzo che hanno occupato (l’ex clinica San Paolo) per venderlo, l’Onu vuole spiegazioni sull’improvviso ricorso al pugno di ferro. Chiamparino se la prende e risponde stizzito invitando l’Onu ad informarsi prima di parlare. Insomma il sindaco non ci sta a fare la parte dello sceriffo insensibile ai diritti umani, usati spesso a sproposito o strumentalmente, con il solo effetto di scontentare la gente comune che vuole che i problemi vengano affrontati e non nascosti sotto il tappetto di un astratto senso di solidarietà. Spalancando praterie a destra.
Tutto inizia quando sotto la Mole arrivano 300 profughi somali ed eritrei che occupano l’ex clinica San Paolo. Chiamparino racconta: “Lì, certo, non potevano stare. Allora, ho fatto in modo di spostarli, erano 300, temporaneamente, nell’ex caserma di via Asti. Gli ho proposto un programma di inserimento, con relativo sostegno economico. Risultato? Alcuni se ne sono andati spontaneamente, 230 hanno aderito all’offerta”.
Chiamparino, quindi, a passare per il sindaco decisionista che ammicca agli elettori leghisti non ci sta, e risponde piccato al Corriere della Sera: “Noi, i rifugiati li aiutiamo, non li cacciamo, prima di alzare il dito, la portavoce Onu s’informi bene”.
La sostanza, però, rimane la stessa: i profughi che non hanno accettato i piani del Comune devono sloggiare perché il palazzo va venduto. E il primo cittadino ci mette il carico, puntando il dito contro la sinistra radicale: “Quindici di loro, sobillati dai centri sociali e appoggiati da Rifondazione, invece, via di lì hanno occupato l’ex sede dei vigili, in corso Chieri”. E poi, prosegue Chiamparino “c’è da considerare la scelta di altri 18 profughi, questa volta eritrei, che mai starebbero con i somali per assoluta incompatibilità, insediati abusivamente in un edificio adiacente all’ex clinica San Paolo. Trattasi di proprietà privata. Al riguardo, mi risulta che il Prefetto abbia invitato i proprietari alla prudenza, negli sgomberi”.
E l’Onu? La portavoce Laura Boldrini, dopo aver gettato il sasso della richiesta dei chiarimenti, nasconde un po’ la mano e precisa: “Non c’è nessuna intenzione di mettere i voti, tantomeno a Chiamparino, era solo una richiesta di chiarimento” fatta a lui perché è alla guida dell’Associazione dei Comuni Italiani”. Chiamparino, in ogni caso, non ha gradito e ha replicato: “Siete disinformati, fischiate al fallo con facilità”.
La sensazione, in fondo, è che la vicenda tocchi uno dei nervi tradizionalmente scoperti per le amministrazioni locali di sinistra. È accaduto, per storie diverse ma sempre legate alla questione immigrazione, ad altri sindaci come Matteo Renzi a Firenze e Sergio Cofferati a Bologna. Ogni volta che si studiano soluzioni, giuste o sbagliate che siano, per problemi relativi ad immigrazione e ordine pubblico si viene “bollati” come uomini di destra.
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