ROMA – Romano Prodi e Massimo D’Alema: questi due nomi sarebbero in ballo come nuova scelta del Pd per la presidenza della Repubblica. Venerdì mattina il partito si riunisce al gran completo per decidere: si faranno delle primarie sulla base di una rosa di nomi, e tra questi quello di Prodi e quello di D’Alema sembrano primeggiare.
Il congresso del Pd, anticipato e anche un po’ scomposto, si è consumato giovedì sul nome di Franco Marini. Sul campo sono rimasti molti feriti, ma uno su tutti: Pier Luigi Bersani, sempre più isolato e simbolicamente ‘tradito’ anche dai parlamentari emiliani e dall’ex portavoce Alessandra Moretti. Contro di lui, spiegano fonti dem, si aprirà una resa dei conti, ma solo dopo l’elezione del nuovo capo dello Stato.
Intanto quindi il Pd guarda all’elezione del capo dello Stato e, archiviato il nome di Marini, molti nel Pd sono sicuri che si risolverà in un match dal sapore antico tra Romano Prodi e Massimo D’Alema.
Massimo D’Alema scende in campo, chiedendo che, nonostante ”il sofferto confronto” di ieri sera, il Pd, al momento del voto, dimostri di essere ”un partito serio”. Ma ormai nel Pd la situazione è sfuggita di mano e sul campo restano 160 voti di franchi tiratori, quasi un centinaio in più di quelli previsti sommando i niet dei 51 renziani e il voto di Sel per Stefano Rodotà.
”La realtà dei numeri dimostra che i franchi tiratori sono quelli che hanno votato Marini”, prova a buttarla sul ridere Giuseppe Fioroni dopo il primo voto. A questo punto, anche davanti alle proteste di elettori e circoli in giro per l’Italia, Bersani sonda Marini, deciso però a non fare un passo indietro fino alla quarta votazione. Ma la seconda chiama dimostra che, se si insiste sul nome dell’ex Dc, ”il partito – sostiene un dirigente – evapora”.
E Walter Veltroni invita ”a non insistere” e a tornare a valutare una o più personalità ”fuori dalle appartenenze politiche’. Dopo un nuovo vertice, Bersani prende atto che serve ”una fase nuova”, bisogna cambiare cavallo. E a Dario Franceschini, a quanto si apprende, tocca l’onere, pesante anche sentimentalmente, di dire a Marini che la sua corsa verso il Colle è finita.
Fase nuova per Bersani significa nuovi nomi e, soprattutto, nuovo metodo. Accusato ai limiti dell’insulto di aver stretto un’intesa con Silvio Berlusconi su Franco Marini, il segretario decide che saranno i Grandi Elettori della coalizione a votare su una rosa di proposte che il vertice del Pd, in modo collegiale, deciderà.
Tra i nomi ci dovrebbero essere Romano Prodi, Massimo D’Alema, Stefano Rodotà, Sergio Mattarella e Sabino Cassese. Un ventaglio ampio per accogliere tutte le proposte emerse ma la vera sfida, sono convinti nel Pd, dovrebbe essere tra il Professore e l’ex premier.
”A questo punto chi ha più filo tesse”, è il refrain che circola tra i dem mentre le varie tifoserie sono al lavoro per cercare i numeri dell’assemblea. A vantaggio di D’Alema giocherebbe l’ok del Cavaliere che sull’ex ministro degli Esteri non ha mai avuto contrarietà mentre i prodiani sono convinti che il Professore potrebbe ‘pescare’ tra M5S e Scelta Civica.
Ma prima della partita in Aula si giocherà la ‘conta’ interna. E, vista la situazione di grande tensione dentro il Pd, nulla è scontato con il grande indiziato Matteo Renzi al centro della partita: storicamente fa il tifo per Romano Prodi anche se nei giorni scorsi non ha espresso veti contro l’ex premier.
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