Quote rosa e legge elettorale. Laura Boldrini e Mara Carfagna unite nella lotta

ROMA — Il percorso della nuova legge elettorale è

“ancora pieno di ostacoli e accende lo scontro politico”

Scrive Giovanna Casadio su Repubblica. La sua cronaca è monopolizzata dal can can di pura demagogia sulle quote rosa nel quale si sono tuffate anche le donne di Berlusconi, per non lasciare terreno a quelle di sinistra. Quanto poi questo paghi in termini di voti è difficile da dire ma è lecito pensare che il tema riguardi una minoranza di donne che non hanno i problemi delle altre.

La fiammata è provocata, secondo Giovanna Casadio,

“soprattutto sulla parità uomo/donna in lista: le deputate non arretrano. Inviano una lettera-appello ai leader politici, a Renzi, Berlusconi e Alfano chiedendo, peraltro nel giorno dell’8 marzo, di non opporsi alla parità. In assenza di un’intesa, da Palazzo Chigi fanno sapere che il governo potrebbe rimettersi all’aula. E allora il riequilibrio di genere sarebbe appeso alla lealtà e alla responsabilità di ciascuno, perché è forte il rischio di “franchi tiratori”. Non è detto infatti che si riesca a evitare il voto segreto, come vorrebbe la sinistra.

“Le donne democratiche sono sulle barricate; quelle di Forza Italia sono divise. Rosy Bindi, Barbara Pollastrini, Paola De Micheli, Roberta Agostini parlano di «nuova legge elettorale irricevibile » se non c’è la parità. Minacciano di portarsi dietro mezzo Pd a votare contro. Mara Carfagna, forzista, in tv a“Otto e mezzo” spiega di avere sentito Berlusconi: «Non è pregiudizialmente contrario alla parità di genere e vuole favorire il dibattito nel gruppo». Una mini-apertura”.

In realtà, dopo vent’anni di Berlusconi, sappiamo ormai interpretare il verbo: è un modo per non impegnarsi e mandarle a sbattere, se vogliono, il tema non è nel suo cuore.

Ha perso un’occasione per tacere la presidentessa della Camera, Laura Boldrini:

“Mi rivolgo a tutti i partiti e ai deputati e alle deputate perché venga riconosciuta alle donne la possibilità di essere candidate in posizione eleggibile”.

Per mostrarsi super partes, Laura Boldrini

“ha incontrato un gruppo di parlamentari, sono poi una novantina quelle che firmano la lettera appello, tra le forziste ci sono Stefania Prestigiacomo (che è sicura «l’appello delle donne non resterà inascoltato, Berlusconi è un uomo illuminato»), Laura Ravetto, Michaela Biancofiore.

Non ci sono solo le quote rosa a dire il vero:

“La polemica cresce sulle preferenze; sul “salva Lega”; sulle soglie per i piccoli partiti. E poi c’è il capitolo conflitto d’interessi. L’emendamento che lo introduceva nell’Italicum, presentato da popolari-Udc, è stato bocciato nella seduta notturna di giovedì, tra non pochi malumori del Pd stesso”.

Il problema cardine della democrazia in Italia è ridotto a poco più di un inciso e questo fa male al cuore ma almeno Giovanna Casadio lo menziona, meglio del silenzio degli altri.

Questo il quadro tracciato da Giovanna Casadio:

Anna Finocchiaro, democratica, presidente della commissione Affari costituzionali al Senato, annuncia che quando l’Italicum arriverà a Palazzo Madama ci saranno un bel po’ di ritocchi da fare: «La cambieremo », assicura.

Insorge il presidente degli Affari costituzionali a Montecitorio, Francesco Paolo Sisto di Forza Italia, ricordando che il nuovo modello elettorale è frutto di un patto tra Renzi e Berlusconi e non si deve modificare: «Alt a chi vuole snaturare il patto».

I forzisti temono un agguato di Pd e Nuovo centrodestra al Senato. Angelino Alfano, il leader di Ncd, su Twitter rilancia: «Speriamo sempre in un ripensamento di Forza Italia a favore del tema delle preferenze». Ma non sembra aria.

I toni si alzano. Francesco Boccia, amico personale dell’ex premier Enrico Letta, fa capire che difficilmente voterà la nuova legge elettorale: «Così com’è il mio sì all’Italicum è del 20%». Più probabile il no. Renzi invita a non impantanarsi e intanto accelera sul disegno di legge per l’abolizione del Senato. «La prossima settimana ci saranno sorprese», fa sapere.

Il sottosegretario Graziano Delrio ha avuto un lungo colloquio con il capogruppo dem a Palazzo Madama, Luigi Zanda proprio sulla trasformazione del Senato in Camera delle autonomie, ma anche sull’iter della legge elettorale.

Renato Schifani, senatore di Ncd, avverte: «Non faremo i notai ».

Anche il ministro Maurizio Lupi rilancia: «Auspico ulteriori miglioramenti al Senato»”.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie