CAMPOBASSO – Il brand “Berlusconi” non tira più, almeno non in Molise. Dove fra due settimane si vota per le regionali e dove per la prima volta dal simbolo del Popolo della libertà è scomparso il nome del fondatore: Berlusconi Silvio, appunto. Resterà solo, sotto il nome del partito, la scritta “Iorio presidente”. Iorio è Michele Iorio, che governa il Molise da dieci anni avendo vinto le elezioni del 2001 e del 2006. E con buone probabilità di fare “tris”. I sondaggi lo danno in testa e allora “meno male che Silvio non c’è”.
Solo cinque anni fa era tutto diverso. Berlusconi, che pure aveva appena perso (di misura) le elezioni politiche, “tirava” ancora. Atterrò in Molise quattro volte in un mese, mentre questa volta nessuno lo ha visto, né sentito e nemmeno invocato. Anzi, Lorenzo Cesa dell’Udc ci tiene a sottolineare in un comizio che “Iorio non è Berlusconi”. Nelle piazze pidielline nessuno nomina il premier. Quel nome sussurrato nei salotti dai notabili che in privato mettono a verbale la dura realtà: “Ora fa perdere voti”.
Quanto è lontano il 2009, quando il cognome più conosciuto d’Italia sostituiva addirittura quello dei candidati governatori locali nelle campagne d’Abruzzo e di Sardegna. Proprio in Sardegna Berlusconi mise tutto il suo peso politico per far prevalere la candidatura di Ugo Cappellacci su quella, più “pesante” di Renato Soru. Risultato? Il Pd perse la regione, Soru sparì dalla scena politica, Veltroni (un marchio in crisi, a quei tempi) si dimise da segretario del partito.
Potenza del brand Berlusconi, che però già un anno fa mostrava segni di stanchezza: alle regionali 2010 accanto al nome del premier comparve, in piccolo, quello del candidato locale. Finì 7 a 6 per il centrosinistra, ma nel Pdl molti pensavano sarebbe andata peggio.
Ma è stato alle amministrative di quest’anno che molti hanno pensato che Berlusconi non sapesse più fare il mestiere in cui era ritenuto il più bravo di tutti: vincere le elezioni. A Milano ha affiancato, malconsigliato e affondato un’imbarazzata Letizia Moratti. A Napoli Gianni Lettieri, quello che alla partenza della corsa tutti davano come il cavallo favorito, non lo voleva sul palco di Piazza Plebiscito per la chiusura della campagna elettorale. Ma Berlusconi venne lo stesso e fu fischiato da una piazza semivuota che neanche il richiamo del concerto di Gigi D’Alessio era riuscita a riempire: un flop. 48 ore più tardi Luigi De Magistris era il nuovo – stravotato – sindaco di Napoli.
Forse è difficile cogliere segnali validi per tutto il Paese dalla campagna elettorale della seconda regione più piccola d’Italia, ma sembra che il cerchio che si era aperto 17 anni fa a Milano si stia chiudendo ora a Campobasso. Che l’uomo che ha inventato il “partito-persona” sia ora la persona sbagliata, per il suo partito.