La Sicilia invade Roma, non siamo tornati ai tempi dell’unità d’Italia ma ai costi e al numero di dirigenti ed impiegati, che affollano le sedi romane delle rispettive Regioni.
Veneto e Lombardia negli uffici romani tengono rispettivamente sette e otto persone fra dirigenti e impiegati. La Campania ne ha mandate 18 e per mantenerle spende ben 650mila euro lordi all’anno di stipendi e 84mila euro all’anno più Iva per gli uffici, perché la Regione di Antonio Bassolino di sedi a Roma ne ha due, una di cui è proprietaria, l’altra in affitto.
La Sicilia schiera ben 27 persone, cioè quelle di Valle D’Aosta, Friuli, province autonome di Trento e Bolzano messe assieme. Quanto alla sede, trattasi di un palazzo intero in zona Termini: la Regione lo acquistò agli inizi degli anni Novanta per la modica cifra di 6 miliardi di vecchie lire, tanto che la magistratura aprì un’inchiesta.
La Regione Liguria riesce a pagare “miracolosamente” 340 metri quadri in piazza Madama solo 67mila euro di affitto all’anno da vent’anni (le Marche, ne spendono 150mila in via Fontanella Borghese), e i suoi cinque dipendenti nella Capitale guadagnano una media di 21mila euro a testa. Gli undici della Calabria portano a casa il doppio: una media di 40mila euro l’anno.
Un caso isolato invece il Piemonte che mette a disposizione un fondo spese di 7.500 euro, ma tende a far pagare ad altri, consorzi o imprese, eventuali iniziative «extra». Le spese sono solo per eventi di promozione turistica e culturale. Nel 2008 ne sono stati organizzati due per un totale di 60mila, quest’anno se ne prevedono altri per 25-30mila euro. A Torino, se mai, nel mirino dell’opposizione di centrodestra c’è la sede: nel 2006 infatti la Bresso decise di lasciare quella in cui l’allora giunta Ghigo pagava 70mila euro l’anno per affittare quella attuale di piazza Castello, che solo il primo anno ne costò 300mila.
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