ROMA – Renzi ha parlato nell’aula del Senato (la stessa che sta per essere archiviata nella sua forma originale con la riforma) prima del voto finale sul disegno di legge sulle riforme. Ha annunciato un voto storico, senza precedenti nemmeno in Europa: ma lo ha fatto sfidando ogni opposizione, anche interna, rimandando l’auspicata vittoria finale al giudizio dei cittadini con il referendum confermativo cui ha appeso la sua stessa sopravvivenza politica (“se perdo mi dimetto da politico”).
“Col referendum, vediamo da che parte sta il popolo”. “In questi anni, cari senatori che avete votato questa riforma, vi hanno urlato dietro: fate le riforme al chiuso delle stanze ma il popolo non è con voi. Bene, andiamo a vedere da che parte sta il popolo su questa riforma. Vediamo se i cittadini la pensano come coloro i quali scommettono sul fallimento o su chi scommette sul futuro dell’Italia”, ha dichiarato in aula Renzi.
“Andremo casa per casa”. “Ripeto qui: se perdessi il referendum considererei conclusa la mia esperienza perché credo profondamente nel valore della dignità della cosa pubblica”. “Sono gli italiani che noi chiameremo aula per aula, andremo casa per casa. Questa è considerata una minaccia da chi non ha esperienza di voti popolare. Chi ci accusa di plebiscitarismo è lo stesso che ci accusava di autoreferenzialità in un incrocio di accuse mosse da risentimento personale e politico”. ”
“Sono le riforme che fanno ripartire l’Italia”. Sfatiamo la favola che si è raccontata: non sono i fattori esterni a far ripartire l’Italia ma il fatto che finalmente si è rimesso in moto il meccanismo delle riforme. L’Italia riparte se si rimettono in moto i consumi interni e la fiducia della gente”. “Eravamo improvvisamente diventati la Cenerentola della crescita e il fanalino di coda perché abbiamo rinunciato a considerare i nostri punti di forza”, ha aggiunto.