ROMA – Renzi anticipa la campagna elettorale. Liste Pd, “il rullo va ma perde i pezzi”. Con l’annuncio di 5 donne capolista alle elezioni europee di maggio Matteo Renzi e il Pd sono già in clima di campagna elettorale. Che inizierà ufficialmente domani, sabato 12 aprile a Torino (in Piemonte si votano anche le amministrative), in anticipo su tutti gli altri partiti (Forza Italia, per dire, è in alto mare su liste, candidati, slogan. Circolano già da qualche giorno i manifesti 6×3 realizzati dall’agenzia di comunicazione “Proforma” (quelli dello slogan l’Italia cambia verso): hanno per protagonisti cittadini qualunque (in realtà militanti Pd) con la frase “Ce lo chiede Chiara”, o, alternativamente Alex, Mario, Giovanna, Claudia.
Certo, per Matteo Renzi le elezioni Europee sono un rovello e lo sono state anche prima di «prendersi» palazzo Chigi. Al punto che, chi lo conosce, assicura che Renzi segretario di partito, due mesi fa, abbia accelerato la «defenestrazione» di Enrico Letta, anche nel timore che un governo al «ralenti» potesse erodere consensi al Pd. Ma una volta preso il potere, è sempre più evidente che Renzi considera il consenso degli elettori come un’assicurazione sulla vita, una spinta per le riforme che devono ancora arrivare. (Fabio Martini, La Stampa)
L’accelerazione renziana non è però priva di conseguenze. “Pd, il rullo va avanti ma perde pezzi” titola significativamente Il Manifesto di oggi. Certo non usa i toni perentori con cui Beppe Grillo ha liquidato la novità delle cinque donne capolista (“Veline con Gabibbo”), però segnala più di una défaillance e proteste a livello territoriale. Dalla Sicilia alla Puglia passando per Roma, Renzi dovrà affrontare parecchi casi scottanti: per ora, l’effetto annuncio e la reazione nervosa (“misogino” dice Renzi) di Beppe Grillo hanno di fatto oscurato il “caos democratico”, suggerisce Il Manifesto.
Si lamenta il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, data prima per capolista nella circoscrizione Isole e poi retrocessa al terzo posto. Balla il nome di Fausto Raciti, il segretario regionale che medita di non candidarsi e che gioca una importante partita anche nella giunta palermitana guidata da Crocetta fresca di rimpasto. A Roma il nome di Simona Bonafè, piazzato al primo posto in lista, ha, diciamo così, spiazzato i candidati storicamente forti (e sicuri del posto) come Sassoli, Gualtieri, Bettini). In Puglia il sindaco di Bari Emiliano ha ritirato la sua candidatura, pur essendo un renziano della prima ora e considerasse il ruolo di capolista “suo di diritto”. Non è tutto: si presenterà alle regionali pugliesi, ma il suo concorrente più temibile potrebbe essere l’alleato Sel Nichi Vendola che sta ripensando la scelta di “autorottamarsi” a fine mandato.
Cosa auspicata, e pubblicamente, dal prestigioso storico Beppe Vacca, direttore della Fondazione Istituto Gramsci, e dall’ex ministro Fabrizio Barca, per dire di due autorevoli esponenti di area Pd. Uno scontro fra i due, Emiliano e Vendola, sarebbe la cosa meno augura bile, in una regione in cui la destra, pure funestata dai fallimenti e dalle inchieste giudiziarie, non ha mai perso abbastanza da dare per scontati i risultati del centrosinistra. (Daniela Preziosi, Il Manifesto)