ROMA – L’annuncio del “giro d’Italia” attraverso un tour in cento teatri, sommato a quello replicato ieri a Rimini dell’abolizione integrale delle tasse sulla prima casa (abbienti compresi), sembrano indizi che Matteo Renzi si stia preparando al voto anticipato.
Federico Geremicca e Fabio Martini, osservatori politici dell Stampa, non sono i soli ad aver fatto due più due. Il presidente del Consiglio non nasconde una sua strategia chiara: torno fra la gente, mi faccio trovare pronto per ogni evenienza, comincio una lunga campagna elettorale.
La ragione ufficiale e un po’ scontata (in parecchi prima di lui l’hanno ripetuta) è che il Governo non sa comunicare bene le buone cose fatte. Un po’ poco per fugare il sospetto di una fine anticipata della legislatura. Perlomeno come carta di riserva sempre tenuta però in tasca e mai così platealmente sventolata.
“Renzi – hanno spiegato – è pronto a tutto. Governare fino al 2018 resta l’obiettivo principale; se però fuori e dentro il Pd ripartisse la guerra e si giocasse duro, il premier sarebbe certamente pronto ad accettare la sfida: del resto è sempre il leader del 40%”. Traducendo e semplificando, la si potrebbe dunque mettere così: c’è un piano A – governare fino alla scadenza della legislatura – al quale adesso si aggiunge un piano B: andare al voto nella primavera prossima se l’azione di logoramento del governo (a cura soprattutto della minoranza Pd…) dovesse continuare. (Federico Geremicca, La Stampa).
Ma quando si potrebbe aprire la prima finestra elettorale? Con l’Italicum se ne parlerebbe a giugno 2016. Prima solo se la legge elettorale venisse cambiata.