ROMA – L’Aula del Senato boccia entrambe le mozioni di sfiducia contro il governo Renzi. Nella prima votazione, sul documento presentato dal Movimento 5 Stelle, i no sono stati 183, i sì 96, nessun astenuto. La seconda presentata dai parlamentari di Forza Italia, di Cor e della Lega Nord è stata respinta con 180 no e 93 sì.
Le due mozioni chiedevano la sfiducia dell’esecutivo in relazione agli art. 94 della Costituzione e 161 del Regolamento del Senato, il documento del centrodestra lo impegnava anche alle dimissioni. Entrambe prendevano spunto dall’inchiesta sul petrolio in Basilicata e le dimissioni del ministro Federica Guidi.
Prima del voto il premier Matteo Renzi è intervenuto in Aula rispondendo agli interventi dell’opposizione. “Ci sono giudici eroi – ha detto – ma basta alla barbarie del giustizialismo”.
“Vi faccio una proposta – ha detto il premier Matteo Renzi nella sua replica in Aula- provate a mandarci a casa non convinti neanche voi per due ragioni: o perché vi piace perdere o perché volete utilizzare il Senato come una cassa di risonanza, una bandierina da sventolare nei talk show. Penso però di dirvi con franchezza che i talk, i media, i social non sono l’Italia, l’Italia è altrove”.
Parlando ai senatori Renzi ha rivendicato l’operato del suo governo e il rispetto degli impegni presi dal governo: dalla riforma costituzionale, alla legge elettorale e ai provvedimenti sulle tasse. Quanto alla vicenda di Potenza, sottolinea, resta ancora aperta perché “un avviso di garanzia non è mai una condanna“.
“L’avviso di garanzia è stato una sentenza mediatica definitiva, vite di persone perbene sono state distrutte mentre i delinquenti avevano il loro guadagno nell’atteggiamento populista di chi faceva di tutta l’erba un fascio. L’avviso garanzia non è mai condanna”
E ancora: “Io rispetto le sentenze dei giudici, non le veline che rompono il segreto istruttorio. Quando auspico che si arrivi a sentenza, non attacco la magistratura ma rispetto la Costituzione: un avviso di garanzia è stato per oltre 20 anni come una condanna definitiva. Vite di persone perbene sono state distrutte, ma un avviso di garanzia non è mai una condanna ed è per questo che non chiederemo le dimissioni del consigliere del Movimento 5 Stelle di Livorno, perché crediamo nella presunzione di innocenza. Questo paese ha conosciuto figure di giudici eroi che hanno perso la vita ma anche, negli ultimi 25 anni, pagine di autentica barbarie legata al giustizialismo”.
In soccorso di Renzi si era comunque già schierato Ala, il gruppo di Denis Verdini: “Siamo i pretoriani del Governo Renzi”, ha detto il senatore del gruppo parlamentare dei verdiniani Lucio Barani .”Siamo un gruppo di resistenti che vuole sostenere le riforme liberali. Lo abbiamo fatto prima con Berlusconi e ora con Renzi”.
“Voteremo contro le due mozioni di sfiducia presentate perché sono solo la conferma di una concezione della politica come mera delegittimazione dell’avversario di turno”, aveva detto precedentemente la senatrice Manuela Repetti, portavoce di Alleanza Liberalpopolare-Autonomie. “Pensavo che dopo vent’anni di berlusconismo e antiberlusconismo, che hanno stremato il nostro Paese potesse sorgere una fase politica nuova. Invece, dal comitato di liberazione contro Berlusconi siamo passati al comitato di liberazione contro Renzi. Queste mozioni oggi verranno respinte, ma coloro che le sostengono continueranno nel loro gioco alimentando paure e preoccupazioni con lo scopo di lucrare sui problemi epocali che sono di fronte a noi e che devono essere risolti”.
Sono in totale quattro, due alla Camera e due al Senato le mozioni di sfiducia votate dal Parlamento nella XVII legislatura. Sono invece 18 al Senato e 8 alla Camera le mozioni depositate ma mai discusse. Nel dettaglio al Senato sono state presentate e discusse le mozioni di M5s sul caso Shalabayeva contro il ministro Alfano, a luglio 2013 quando ancora c’era il governo Letta, e quella di M5s, Fi e Lega sul caso banche lo scorso 27 gennaio.
Alla Camera è stata invece discussa il 18 dicembre scorso la mozione contro il ministro Boschi per il caso Banca Etruria e quella promossa contro il ministro del governo Letta, Annamaria Cancellieri sul caso Ligresti il 20 novembre 2013.