ROMA – Renzi: “Italicum irreversibile”. Berlusconi prima fa trasparire irritazione, poi tratta e alla fine ci sta: valga solo per la Camera. Matteo Renzi assicura che la legge elettorale si farà e sarà una “rivoluzione” (forse più vicina a un compromesso visto che si è detto disposto ad attendere tra un anno e un anno e mezzo perché diventi operativa, e si possa dunque votare con una nuova legge).
Il problema è che quei 12-18 mesi che Renzi era pronto ad aspettare a Silvio Berlusconi non vanno giù. Perché “i patti vanno rispettati”, e un patto c’era già. E prevedeva che l’Italicum si facesse subito e che riguardasse sia Camera sia Senato, che andava abolito in un secondo momento. Berlusconi, però, alla fine cede su un punto: l’emendamento D’Attorre, quello che prevede che l’Italicum valga solo per la Camera. Così, se si dovesse andare alle urne prima della cancellazione del Senato, si arriverebbe ad uno scenario grottesco: una Camera con un maggioritario a doppio turno e un Senato proporzionale a turno unico.
Berlusconi, insomma, dopo una mattinata di incontri e un vertice coi suoi “cede” su uno dei due punti. Lo fa con una nota in cui fa trapelare fatica e irritazione. E soprattutto attacca Renzi per non aver saputo mantenere un impegno già preso:
“Come ulteriore atto di collaborazione, nell’interesse del Paese, a un percorso riformatore verso un limpido bipolarismo e un ammodernamento dell’assetto istituzionale, manifestiamo la nostra disponibilità a una soluzione ragionevole che, nel disegnare la nuova legge elettorale, ne limiti l’efficacia alla sola Camera dei deputati, accettando lo spirito dell’emendamento 2.3”
Il processo Italicum, definito da Renzi “irreversibile”, sconta però già un primo rinvio sul calendario atteso: è stata spostata al pomeriggio la Commissione dei Nove della Commissione Affari Costituzionali, che stamattina avrebbe dovuto esaminare gli emendamenti, facendo slittare il voto in aula previsto per le 16. La richiesta del presidente della Commissione Emanuele Fiano è legata all’approfondimento del calcolo algoritmico che lega i seggi ai voti.
Tuttavia resta in primo piano il nodo dell’entrata in vigore dell’Italicum: da una parte l’accordo Forza Italia-Pd (Berlusconi ha ribadito ancora oggi a Frosinone che vuole la legge così com’è e andare a votare il prima possibile)sancisce la messa a punto dell’Italicum subito, dall’altra gli altri partiti a cominciare da Ncd vogliono legare l’introduzione della nuova legge elettorale alla Riforma del Senato, con tempi necessariamente molto più lunghi. La minoranza Pd propone due soluzioni.
Italiucum valido solo per la Camera subito (al Senato, in caso di voto, si utilizzerebbe la legge elettorale uscita dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il Porcellum, sistema proporzionale con una preferenza). O in alternativa, molto vicina alla posizione Ncd e più garante della sopravvivenza dell’esecutivo, l’adozione del sistema indicato dall’emendamento Lauricella, cioè riforma elettorale agganciata alla riforma del Senato.
Altre proposte (per esempio di Scelta Civica) propongono una scadenza temporale per l’introduzione dell’Italicum a partire dall’inizio del 2015. La mediazione di Matteo Renzi (manca ancora le decisione finale alla Direzione Pd che ha spostato ad oggi la riunione programmata ieri) agisce anch’essa sul calendario: una finestra temporale che varia tra i 12 e i 18 mesi come limite massimo per rendere operativo (e consentire dunque nuove elezioni) dell’Italicum. Va tenuta in considerazione anche la raccomandazione europea di non cambiare la legge elettorale nello stesso anno in cui si vota.