ROMA – “Entro il primo maggio”, annuncia il presidente del Consiglio Matteo Renzi, ci saranno “Più 1.000 euro netti all’anno per chi guadagna meno di 1.500 euro al mese“. Tradotto, fanno 85 euro al mese in più in busta paga per chi ha uno stipendio fra 1.000 e 1.500 al mese.
A beneficiarne non saranno pensionati e lavoratori autonomi, ma “lavoratori dipendenti o assimilati (co.co.co)” che guadagnano fino a 30 mila euro lordi. “Sono 10 milioni di persone che prendono 10 miliardi di euro netti in busta paga”. Si tratta di tutti quelli che percepiscono uno stipendio fra gli 8 mila e i 25-30 mila euro lordi all’anno. Perché 25-30 mila? Dipende se il contratto di lavoro prevede 12, 13 o 14 mensilità.
Nel giorno in cui tutti attendono misure su tasse, casa e lavoro, Renzi non va subito dritto al punto. Inizia la conferenza stampa parlando dell’hashtag #lasvoltabuona, poi accenna a un pacchetto di riforme, che nel mese di aprile dovrebbero riguardare la pubblica amministrazione, nel mese di maggio il fisco, nel mese di giugno la giustizia.
Indica una data, il 1° luglio, in cui l’Italia dovrebbe diventare “più leggera”, grazie a quelle riforme alle quali ha accennato. Accanto a lui scorrono delle slide che spiegano le sue intenzioni in pochi brevi slogan, come in una presentazione aziendale.
Quindi Renzi accenna a legge elettorale e riforme costituzionali: l’Italicum appena votato alla Camera, la riforma del Senato, la riforma del titolo V della Costituzione.
Continua ricordando la nomina del pm Raffaele Cantone alla presidenza di una nuova Authority, quella contro la Corruzione.
Passa poi allo sblocco dei crediti della Pubblica amministrazione verso le imprese, promesso “entro luglio”, a un piano da 3,5 miliardi per la messa in sicurezza delle scuole, e uno da 1 miliardo e 700 milioni per il dissesto idrogeologico.
Dopo 23 minuti di conferenza il presidente del Consiglio arriva finalmente al punto, al taglio delle tasse in busta paga, 1.000 euro netti all’anno in più in busta paga per chi guadagna meno di 1.500 euro netti al mese.
Quindi spiega le coperture, che verranno dalla spending review. Sulla quale Renzi sciorina numeri ben più ottimisti di quelli del commissario (alla spending review, appunto) Carlo Cottarelli:
“La spending è uno strumento che secondo i dati di Cottarelli arriva nel 2016 a valere 35 miliardi, nel 2015 vale 19 miliardi e nel 2014 sette miliardi. Cottarelli ha parlato prudenzialmente di 3 miliardi”.
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