Riforma Senato: sì “con canguro” all’articolo 1

Riforma Senato: passa l'emendamento canguro, seduta sospesa
Il Ministro delle Riforme Maria Elena Boschi in Senato durante l’esame del DDL sulle Riforme, Roma ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA – Il Senato ha approvato l’articolo 1 del disegno di legge Boschi sulle riforme costituzionali, grazie al sì all’emendamento “canguro” che ha permesso al governo di evitare il 19 voti segreti che si sarebbero frapposti fra la presentazione e l’approvazione della riforma del Senato. I sì all’articolo 1 sono stati 172, i no 108 gli astenuti 3.

Poco prima, con 177 voti (contrari 57, astenuti 2) l’ok al tanto contestato “canguro” che viene approvato con il placet di Pd, Ap (Ncd-Udc), Svp-autonomie, verdiniani del gruppo Ala più alcuni senatori di Gal: M5s e Lega non partecipano al voto per protesta, nella minoranza dem, si smarcano Corradino Mineo e Walter Tocci (che si esprimono col pollice verso) più Felice Casson (che si astiene).

Inoltre il senatore Pd Roberto Cociancich, autore del primo, ha scritto un secondo emendamento “canguro” all’articolo 21 del ddl Boschi. Una proposta di modifica (la 21.200) che, riscrivendo l’articolo che riguarda l’elezione del capo dello Stato, farebbe decadere tutti gli altri emendamenti. “È un altro emendamento canguro”, denuncia Loredana De Petris di Sel. Minoranza Pd in fermento.

La tensione, dunque, è decisamente alta nell’aula di Palazzo Madama. Perché dopo gli scontri e le battaglie procedurali, è arrivato il giorno della conta decisiva. All’esame dei parlamentari – superato lo scoglio dell’invenzione taglia emendamenti – c’è quell’articolo 2 del ddl che riforma il bicameralismo perfetto che si esprime su composizione ed elettività (diretta) dei futuri senatori e sul quale il Pd al suo interno ha trovato finalmente un’intesa dopo mesi di polemiche tra maggioranza e minoranza dem.

L’aula del Senato ha sospeso i propri lavori dopo l’approvazione dell’articolo 1 delle riforme costituzionali. L’esame del ddl Boschi riprende dalle 19 dall’articolo 2. La lunga pausa serve per consentire ai senatori di partecipare alla convocazione del Parlamento in seduta congiunta per l’elezione di tre giudici costituzionali.

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