ROMA – La legge ‘Salva-Sallusti’ sulla diffamazione a mezzo stampa, anche detta ‘legge bavaglio’ è ”una follia assoluta” che prevede “sanzioni intimidatorie” per giornalisti ed editori, “un attentato alla libertà di stampa”. A bocciare in maniera così netta il ddl sulla diffamazione, o meglio il testo così come modificato dai circa 100 emendamenti in commissione Giustizia al Senato, è il noto penalista Carlo Federico Grosso.
”Eliminare il carcere è assolutamente ragionevole sul piano della politica criminale – precisa – Ma tutto il resto è un attentato alla libertà di stampa”. Il carcere per la diffamazione ”non ha proprio ragione di esistere perché la pena detentiva è l’estrema ratio da usare per i reati più gravi”, spiega, ma multe e risarcimenti sono ”misure assolutamente irragionevoli”. A partire dal carico economico: ”Multe da 5 a 100mila euro cui si somma una riparazione pesante per le vittime, cui si somma il risarcimento dei danni”.
Così si rischia l”’intimidazione”, aggiunge, ”perché i giornali piccoli potranno fallire e anche le società di quelli grandi e importanti saranno messe in difficoltà e intimidiranno i direttori e i giornalisti per evitare inchieste troppo pungenti e a rischio querela”. Grosso non condivide il nuovo sistema di rettifiche: ”Disciplinarle in maniera più puntuale come strumento di ristoro della vittima e’ un’esigenza indubbiamente avvertita – afferma – Da qui a enunciare una disciplina così dettagliata, burocratica e invasiva della libertà del direttore mi pare rispondere a uno spirito fortemente punitivo dell’informazione piuttosto che a esigenze di tutela della persona offesa. Anche qui il Parlamento è andato oltre ogni misura ragionevole”.
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