ROMA – Salvatore Buzzi parlando di Mafia Capitale continua a tirare in ballo nomi su nomi, coinvolgendo destra e sinistra. Gli ultimi sono Sveva Belviso, Mirko Coratti, Francesco D’Ausilio: cioè l’ex vicesindaco di Gianni Alemanno, l’ex presidente del consiglio comunale pd e l’ex capogruppo pd al Comune. Sono accuse, quelle che Buzzi fa davanti ai magistrati della procura di Roma, che sono tutte da verificare. E i diretti interessati annunciano querele. Ma questa è la sintesi dei verbali fatta da Michela Allegri e Adelaide Pierucci sul Messaggero:
Continua a fare nomi Salvatore Buzzi. E sulla questione debiti fuori bilancio per drenare fondi sul capitolo emergenza migranti, grande business di Mafia Capitale, tira in ballo la sinistra come la destra. Nel suo libro mastro – tutto da verificare secondo gli inquirenti – entra anche Sveva Belviso, ex vicesindaco della giunta Alemanno.
Nell’interrogatorio dello scorso 21 luglio il ras delle coop la indica come la «garante dell’accordo» con i due capi rom, Meo e Carlo Kasmin, che il comune avrebbe pagato ogni mese 15mila euro a testa perché non si opponessero al trasferimento dei nomadi da Ponte Marconi al nuovo campo di Castel Romano. Un accordo, questo, nato sotto Veltroni e proseguito con Alemanno e Marino.
Di più: Belviso «c’ha interessi corposi nel campo nomadi perché il marito ha fatto il campo nomadi di La Barbuta che è costato 9 milioni ed il mio 2. L’ha fatto il marito della Belviso con il Prefetto di Roma Pecoraro». Motivo per cui l’ex vicesindaco, a detta dell’indagato, avrebbe frenato sulla delibera dei debiti fuori bilancio del 2012 in favore delle cooperative di Buzzi. «Si tratta di palesi sciocchezze – replica la Belviso – che peraltro chiunque può verificare, trattandosi di atti pubblici». Più o meno faticosamente, con la giunta Alemanno i debiti fuori bilancio erano garantiti grazie agli appoggi politici, dice ancora Buzzi. «Quando ci troviamo con l’amministrazione Marino, con questo nuovo consiglio comunale cominciano i problemi».
Entrano in scena Mirko Coratti e Francesco D’Ausilio. L’ex presidente dell’assemblea capitolina e l’ex capogruppo Pd in Campidoglio chiedono soldi per garantire i debiti fuori bilancio: «100 mila euro in chiaro, dovevano andare a delle associazioni». Buzzi propone: «Ma scusa, diamoli al Pd che c’ha bisogno di soldi. Famo una donazione al Pd». La risposta fu: «Ma chi se ne frega del Partito democratico». «Chi gliel’ha chiesto?», domanda il pm Paolo Ielo. «D’Ausilio – risponde Buzzi – e pure Coratti concordava. Volevano i 100 mila euro per loro, però che veniamo a scoprì? Veniamo a scoprì a metà settembre che incontro Giansanti e Ferrari mi dicono: “Guarda se qui però non paghi pure a noi la delibera non va avanti”». E così al capogruppo per la lista du Marino e al consigliere del Pd promette 15mila euro a testa in nero. «Ma pure Caprari aveva capito la cosa – racconta Buzzi ai pm – e dice: “Allora a me non mi date niente?”, e quindi è venuto fuori con tre assunzioni. Gli ho fatto: “Capra’ tre assunzioni so’ 90 mila euro non se può fa’». Alla fine un’assunzione ci fu.
Di Maurizio Pucci, assessore ai lavori Pubblici, Buzzi parla come di colui forse doveva essere spostato dal gabinetto del sindaco alla direzione generale di Ama. «Noi ci opponiamo. Sosteniamo Fiscon (ex dg Ama, ndr), perché pensavamo che era una manovra strumentale, il sindaco lo voleva spostare perché non sapeva dove metterlo. Noi invece ci ricordavamo chi era stato Pucci». E’ a questo punto che l’indagato torna con la memoria al 2006, e racconta che in quell’anno «Pucci si candida per fare il consigliere comunale, ci chiama a me e Guarnì, e ci impone praticamente di sostenergli la campagna elettorale con finanziamenti e dandogli… se gli potevamo da’ in affitto una campagna per la sua campagna elettorale (…) Per riprendere la macchina, quando finì la campagna elettorale fu un’impresa». «Tutte menzogne», replica Pucci che ha denunciato Buzzi per calunnia.