ROMA – “La mafia faceva affari con la giunta Alemanno. Con me ha trovato la strada sbarrata”. Così il sindaco di Roma Ignazio Marino, prova a difendere la sua amministrazione dinanzi alla Commissione parlamentare antimafia. Ma a contraddirlo duramente trova la presidente di commissione, Rosy Bindi, nonché sua collega di partito:
“La mafia si è insediata e ha fatto il salto di qualità con Alemanno – lo ha interrotto Bindi – ma è innegabile che ha avuto rapporti politici anche con la sua giunta”.
Il sindaco Marino prova a replicare che
“nessuno della mia amministrazione è indagato per associazione mafiosa. E questo è un dato di fatto” ricordando che “l’assessore Ozzimo e il presidente dell’Assemblea capitolina, che si sono dimessi, sono indagati per corruzione”.
Ma Bindi lo incalza:
“Chi è indagato per corruzione in un ‘indagine per mafia è comunque un interlocutore e forse il terminale o l’arma impropria che viene utilizzata“.
Oltre due ore di audizione, con tanto di serrati botta e risposta. Il sindaco parla di un anno e mezzo di governo all’insegna della legalità dove la Cupola nera di Carminati&Co ha “solo tentato” di infiltrare la sua longa manus criminale nell’amministrazione.
Vuole allontanare a tutti costi quell’idea di essere il primo cittadino di una città mafiosa: “Roma non è malata. Ci sono solo state mele marce” dice. Ma la presidente Rosy Bindi non gli dà tregua. Il botta e risposta tra i due è proseguito anche su Salvatore Buzzi, figura chiave nell’inchiesta Mafia Capitale, e sui mancati controlli sulla gestione dei campi rom delle cooperative.
“Lei esclude che Buzzi abbia finanziato la sua campagna elettorale?” chiede Bindi al primo cittadino che risponde:
“Assolutamente no. Lei non me l’ha chiesto e io non lo ho escluso e anzi lo affermo: Buzzi ha finanziato la campagna elettorale e quei soldi sono soldi regolarmente denunciati alla Corte dei Conti”.
Ma la presidente affonda:
“Il guadagno che veniva fuori dalle cooperative e che poi finiva in tangenti, questo denaro pubblico in gran parte è sotto il controllo dell’amministrazione comunale. La domanda è semplice: chi doveva controllare?”.
E Marino:
“Noi abbiamo cercato di imporre all’interno dei campi la legalità con gli strumenti di cui disponevamo”.
Alla fine Bindi chiosa:
“Lei alla domanda ‘perché non avevate controllato le cooperative di Buzzi’ non mi ha risposto”.
Marino però rivendica il suo operato all’insegna della legalità:
“Io mi ero accorto che molte cose non andavano bene, tanto è vero che il primo atto che ho fatto è stato scrivere al ministro dell’Economia per chiedere di mandare la Gdf, gli ispettori, per controllare tutti i contratti e tutti i libri del Campidoglio”.
Intanto mercoledì mattina il sindaco si è recato all’Autorità dell’Anticorruzione per consegnare a Raffaele Cantone il dossier appalti ‘opachi’ su cui il Campidoglio nutre “forte preoccupazioni”. Sono circa 120 i casi ‘sospetti’ finiti nel dossier. Secondo quanto si apprende, i settori sotto la lente d’ingrandimento del Campidoglio sono il sociale, l’emergenza abitativa e la gestione del verde pubblico. Gli stessi sui quali aleggiano i sospetti dei pm di Roma.
“Nel sociale – denuncia Marino – noi ci siamo resi conto che nel periodo 2007-2013 c’è stato un aumento statisticamente significativo delle procedure condotte su base negoziale e con affidamenti diretti invece che con bandi di gara pubblici”.
Mentre dalle carte dell’inchiesta emergono nuovi dettagli: secondo un’informativa dei Ros, la Cooperativa 29 giugno, presieduta da Salvatore Buzzi, avrebbe ottenuto appalti con il Campidoglio a partire dall’11 maggio del 1994 al 2013. E quindi non solo sotto la consiliatura Alemanno ma anche degli ex sindaci Francesco Rutelli e Walter Veltroni.
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