ROMA – Una laurea ad hoc per diventare professore nelle scuole. Questa la proposta del Pd guidato da Matteo Renzi per rivoluzionare il sistema scolastico. L’obiettivo è stabilizzare i precari in pochi anni, attraverso nuove assunzioni gestite dalle scuole, e revisionare la legge Fornero.
Davide Faraone, responsabile Scuola e Welfare della segreterie Pd, è al lavoro, scrive Salvo Intravaia su Repubblica:
“Merito e non solo anzianità, ecco le parole d’ordine per gli insegnanti del terzo millennio. Per colmare la casella lasciata vuota dalla Gelmini — che riuscì a varare la riforma della cosiddetta Formazione iniziale degli insegnanti — il Partito democratico ha già messo a punto un piano che verrà sottoposto al nuovo esecutivo e al nuovo inquilino di Palazzo della Minerva”.
L’obiettivo della riforma è sbloccare il turn over:
“Per sbloccare il turn-over, il nuovo governo in-tende modificare i paletti della legge Fornero, che non tengono conto della specificità del lavoro degli insegnanti, rendendo più facile l’uscita di maestri e prof dalla scuola. Ad agevolare il tutto, l’età dei docenti italiani, che con una media di 50 anni sono tra i più vecchi d’Europa. Nell’arco di una sola legislatura, i 185mila precari inseriti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento dovrebbero trovare una cattedra fissa. Ci sono poi i 90mila che si abiliteranno con i Percorsi abilitanti speciali e gli 11mila che hanno ottenuto il lasciapassare per l’insegnamento attraverso i Tirocini formativi attivi, previsti dalla riforma Gelmini”.
Arrivano poi i contratti determinati a 3 anni per i precari che non potranno avere accesso alle graduatorie provinciali ad esaurimento:
“Una novità assoluta che ha l’obiettivo di garantire una maggiore continuità didattica all’interno delle scuole dopo il disastro della riforma degli ordinamenti messa a segno dalla coppia Tremonti/Gelmini. Ma servirà anche a gestire le supplenze annuali e quelle di lunga durata e per rendere finalmente attuativo il cosiddetto organico dell’autonomia previsto dall’ex ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo. In questo modo, le scuole avranno a disposizione le risorse di personale per le supplenze e per rendere realmente flessibile il curriculum scolastico e adattarlo al Piano dell’offerta formativa”.
Intravaia spiega poi il piano Pd per smaltire i precari:
“Per smaltire prima possibile il precariato storico, con l’accordo dei sindacati, nei primi anni la quota di assunzioni dalle liste dei precari sarà maggiore — si vorrebbe partire dal 75 per cento — per ridursi man mano che il popolo dei supplenti si assottiglierà. Di contro, le assunzioni secondo la nuova procedura concorsuale in cantiere dovrebbe prevedere una quota iniziale del 25 per cento che aumenterà fino ad arrivare al cento per cento nel 2018”.
Nel documento, spiega Intravaia, si legge:
“«Va introdotta — si legge nel documento — la possibilità per le scuole di valutare i docenti che lavoreranno con loro e selezionarli in base alla propria offerta formativa». Attualmente, la riforma Gelmini varata nel 2011, prevede un percorso universitario abilitante quinquennale per gli insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, che diventa di sei anni — cinque di formazione e uno di tirocinio — per i futuri docenti di scuola media e superiore. Ma il reclutamento viene ancora effettuato secondo le vecchie regole: concorsi per esami e titoli. In via Sant’Andrea delle Fratte si medita di rivisitare il tirocinio formativo attivo, sia nelle modalità di accesso sia in quelle di svolgimento, che verrà retribuito dando ai giovani insegnanti la prima possibilità di guadagno. Gradualmente le graduatorie d’istituto verranno abolite e fra qualche anno nessun docente non abilitato potrà più insegnare”.
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