PALERMO – Si chiama Sebastiano Di Bella e guadagna 1600 euro al giorno: è forse lui il burocrate più ricco, non solo della Sicilia, ma di tutta Italia. Almeno stando allo stipendio che gli ha attribuito il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, gridando allo scandalo dopo che l’Assemblea regionale ha bocciato il tetto agli stipendi dei funzionari. Di Bella, 61 anni e nessun curriculum che ne attesti titoli e gradi, è il segretario regionale dell’Ars, il parlamentino di Sicilia divenuto il simbolo più odiato della Casta. Guadagnerebbe, secondo i conti di Crocetta, più di 600 mila euro lordi all’anno: quello che in tanti sarebbero felici di percepire in un mese (1600 euro) lui li guadagna in un giorno.
“È inaccettabile che un organo regionale, in nome di una presunta autonomia, possa concedere stipendi di questo tipo”, ha detto Crocetta riferendosi anche ad altri 15 colleghi di Di Bella che superano in modo sensibile il tetto dei 160 mila euro annui fissato dalla giunta.
Crocetta, che ha già imposto un tetto ai dirigenti della propria amministrazione (160 mila euro annui) si è dovuto scontrare contro l’autoconservazione dell’Ars, che non ha accettato l’imposizione dello stesso tetto ai propri burocrati. L’antico privilegio è iscritto in una norma del 1947 che ne sancisce l’autonomia rispetto al governo della Regione e l’equiparazione al trattamento economico del Senato.
Il governatore, con le mani legate, si è lamentato:
“Non posso dare un sostegno ai poveri siciliani perché non posso togliere un centesimo al parlamento dei ricchi”.
La Sicilia non è infatti riuscita a trovare i fondi per garantire il reddito di cittadinanza alle oltre 180mila famiglie che vivono sotto la soglia di povertà. E rischia ora una bocciatura del proprio bilancio da parte della Corte dei Conti.
In realtà, osserva il quotidiano la Repubblica, un segnale anti-sprechi è arrivato anche dall’Ars:
Oggi il consiglio di presidenza, con atto amministrativo, abbasserà il limite massimo degli stipendi dei dirigenti. Ma non scendendo fino ai 180 mila euro chiesti da Crocetta. Bensì fermandosi a un tetto di 240 mila euro.
Cifra insufficiente secondo Crocetta che torna all’attacco: “Quei soldi non li guadagna neppure il capo dello Stato”
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