ROMA – Gianni Cuperlo e altri 150 deputati del Pd e di Sel rischiano la decadenza, dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul Porcellum, che ritiene illegittimo il premio di maggioranza alla Camera? È l’interpretazione di Renato Brunetta (Forza Italia) delle conseguenze della decisione della Consulta.
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Interpretazione tutta a suo vantaggio, perché se gli effetti della sentenza fossero veramente retroattivi, a essere illegittimi sarebbero anche tutti gli eletti col premio di maggioranza, tutti nelle file dell’alleanza di centrosinistra che sosteneva Bersani premier.
Se non è abbastanza per dichiarare decaduti 150 deputati, sarà abbastanza per paralizzare la Camera, visto che non sono ancora state convalidate formalmente le elezioni di 617 deputati su 630.
Scrive Diodato Pirone sul Messaggero:
“Per capirci qualcosa dobbiamo fermarci un attimo e procedere con ordine. Iniziamo dall’elemento concreto: le operazioni di convalida dell’elezione dei deputati. Per legge le coordina la Giunta delle Elezioni (organismo presieduto da un esponente delle opposizioni, il grillino Giuseppe D’Ambrosio) che deve verificare la regolarità dei conteggi. Le cose stanno andando per le lunghe perché tra l’altro la Regione Friuli Venezia-Giulia ha fatto ricorso sostenendo d’aver diritto a 13 e non a 12 deputati come stabilito dal ministero degli Interni. […] Ritardo che però non rende illegittimi i lavori della Camera. Tanto è vero che la legislatura 2006/2008 si concluse senza che gli eletti fossero “convalidati”. «Questa volta dovremmo farcela entro gennaio 2014», ha dichiarato ieri all’Ansa D’Ambrosio.
[…] E qui si innesta la polemica politica. Ieri il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, ha applicato criteri politici alla sentenza della Consulta che ha abolito il premio di maggioranza è ha ”scoperto” che con il proporzionale Pd e Sel (che alle elezioni del febbraio 2013 prese il premio di maggioranza per aver ottenuto appena 24 mila voti in più della coalizione berlusconiana) perderebbero quasi 150 deputati. Deputati che andrebbero a Forza Italia, alfaniani e montiani.Giuridicamente la cosa non pare stare in piedi. Tuttavia è curioso andare a spulciare i nomi dei deputati del centrosinistra ”baciati” dal premio di maggioranza del Porcellum. Si scopre così che “a rischio” ci potrebbe essere innanzitutto Cuperlo che è il tredicesimo nome dei 21 eletti Pd nella circoscrizione Lazio1. Con un calcolo di massima, infatti, si scopre che senza premio i deputati Pd eletti nel Lazio1 dovrebbero essere 12. Dunque Cuperlo potrebbe essere in bilico anche se potrebbe essere ripescato con il gioco delle opzioni di eletti in più circoscrizioni. Fra i deputati Pd i più noti eletti col premio sono: Roberto Giachetti, Ermete Realacci, l’esperto di economia di Renzi, Yoram Gutgeld, i prodiani Sandro Gozi e Sandra Zampa, Ivan Scalfarotto, la renziana Maria Elena Boschi, il veltroniano Verini, e Antonio Boccuzzi, l’operaio ferito nel rogo della fabbrica Krupp a Torino”.
Secondo Liana Milella su Repubblica, che cita “fonti autorevoli della Corte Costituzionale”, “il problema sollevato da Brunetta non esiste, per la semplice ragione che il principio stabilito nella sentenza sul Porcellum non è retroattivo”:
“Esiste, o non esiste, alla Camera il rischio che un certo numero di deputati, numero stimato 148, selezionati in forza del premio di maggioranza che la Consulta ha appesa cassato, debba tornare a casa per essere sostituito da altri? È vero che questi deputati si “salvano” solo se la loro elezione viene convalidata dalla giunta per le Elezioni di Montecitorio prima che arrivino le motivazioni della sentenza della Corte?
[…] Ma in questa querelle che va avanti da giorni e che ha come unico obiettivo, peraltro dichiarato, quello di Brunetta di riprendersi i seggi attribuiti a Pd, Sel e Centro democratico, c’è un attore protagonista di tutto rilievo. Cioè la Corte costituzionale. La cui posizione, a ridosso della sentenza sul Porcellum, va spiegata per sgombrare il campo dalle ipotesi più strampalate. Voci assolutamente autorevoli della Corte, e di cui Repubblica certifica l’assoluta rilevanza, spiegavano ancora ieri che «il problema sollevato da Brunetta non esiste, per la semplice ragione che il principio stabilito nella sentenza sul Porcellum non è retroattivo». Ciò significa che la cancellazione del premio di maggioranza agisce nello stesso momento in cui vengono depositate le motivazioni della sentenza. Se si dovesse votare un minuto dopo, il premio non esisterebbe più e i partiti non ne potrebbero fruire. Mentre chi è stato eletto il 24 e 25 febbraio di quest’anno può stare tranquillo, la sua poltrona è solida.
Ma Brunetta insiste, da giorni martella chi ha intascato il premio, rivuole indietro i deputati, soprattutto adesso che quel premio è stato ufficialmente abolito. «Sono 148 deputati, e sono abusivi della sinistra” diceva ieri. Lì vede «decaduti» e «riassegnati». Esibisce i calcoli, il Pd calerebbe da 292 a 165, Sel da 37 a 21, mentre il centrodestra unito passerebbe dagli attuali 124 a 190. Come abbiamo visto, alla luce di quanto dicono le fonti della Consulta, la ricostruzione di Brunetta «è destituita di ogni fondamento giuridico, non esiste». Altro è, ovviamente, se la rivendicazione è solo politica. Ma cambierebbe qualcosa se la giunta per le Elezioni della Camera, presieduta dal grillino Giuseppe D’Ambrosio, dovesse convalidare tutti gli eletti? Non cambierebbe nulla, perché la questione non riguarda la convalida da fare prima o dopo la bocciatura del Porcellum, ma la legittimazione stessa dell’elezione.
D’Ambrosio controbatte punto per punto la tesi di Brunetta”.