ROMA – Entro la fine dell’anno servirà una nuova manovra: il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ne è certo. Con il deficit al 3,1% del Pil, oltre il 3% stabilito come tetto dall’Unione europea, serve una nuova finanziaria.
“Il leggero superamento della soglia del 3% di deficit-Pil comporterà una normale manovra di fine anno, che possiamo fare senza ricorrere a particolari misure e che non avrà nessun grosso impatto sulla situazione economica che invece risente, positivamente, del fatto che abbiamo rimesso in circolo 12 miliardi di euro con decreti approvati in questi mesi”, ha detto il ministro dell’Economia in un’intervista al Tg 1.
Il nuovo dato sul deficit è arrivato con il Documento di economia e finanza approvato venerdì 20 settembre dal governo Letta. Per Saccomanni per tornare entro il 3% serve “una normale manovra di fine anno senza particolari misure, che non avrà impatto sulla situazione economica”. Il ministro minimizza. Ma il timore serpeggia.
Saccomanni è arrivato persino ad ipotizzare una riduzione graduale dello spread tra Btp italiani decennali e omologhi Bund tedeschi di 100 punti base nel 2017.
Tutto sta in quello 0,1% in più rispetto al 3% stabilito dal fiscal compact. Un decimale che costa un miliardo e mezzo. Per il presidente del Consiglio, Enrico Letta, questo leggero sforamento “è figlio di una situazione di instabilità politica e di discesa dei tassi che nelle ultime settimane si è interrotta”.
Letta, che venerdì sera è salito al Quirinale per illustrare al presidente Giorgio Napolitano il Def, è convinto che un governo stabile avrà effetti sull’economia. Come ricorda il Sole 24 Ore, dopo il -1,7% del Pil nel 2013, la nota di aggiornamento prevede un +1% di crescita nel 2014, con un aumento dello sviluppo dello 0,3% garantito dal pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione alle imprese. E nel 2015 si dovrebbe arrivare ad un +1,7%.
Il governo è ottimista: la ripresa dovrebbe arrivare negli ultimi tre mesi del 2013. Cioè adesso. E sull’aumento dell’Iva “si deciderà la prossima settimana”, ha detto Letta. Anche se dopo il cedimento sull’Imu per le pressioni del Pdl sembra difficile trovare un escamotage per evitare l’aumento dell’aliquota. Del resto il premier lo dice chiaramente: (anche) in questo caso si tratta di un “problema complesso, più politico che di finanza pubblica”.
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