ROMA – L’aborto ancora al centro della discussione nella maggioranza: dopo le parole del ministro Fontana, ora tocca al senatore della Lega Simone Pillon: “Oggi non ci sono le condizioni per cambiare la legge 194 sull’aborto, ma anche noi ci arriveremo, come è successo in Argentina”. In un’intervista a La Stampa, Pillon dice: “La libertà di scelta ce l’hai prima di concepire una vita. Poi c’è il diritto di un innocente di venire al mondo” [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play].
Per cambiare la 194 “purtroppo oggi non ci sono i numeri in Parlamento, mancano le condizioni politiche, ma ci sono le condizioni per applicare la prima parte della 194, puntando all’obiettivo ‘aborti zero’. Occorre aiutare le donne che vogliono abortire perché si trovano in difficoltà economiche e sociali”, dichiara Pillon. “Le politiche che il ministro Fontana intende fare, con importanti aiuti alle famiglie, vanno in questa direzione. Dobbiamo sostenere la maternità altrimenti nel 2050 ci estinguiamo come italiani”.
“Le risorse – prosegue il parlamentare del Carroccio – ci sono, ma occorre spostare i soldi che vanno alle lobby, alle banche: sa quante donne avrebbero potuto mettere al mondo dei figli con i soldi che il Pd ha regalato a Monte Paschi di Siena?”. “Capisco la Bonino che persegue scientificamente l’individualismo anti-umano, non a caso lei è finanziata da Soros. Altri magari sono in buona fede ma non si rendono conto delle conseguenze delle loro posizioni”.
Sulle coppie arcobaleno, “un bambino o un ragazzo ha il diritto di avere una madre e un padre. Non farei prove di ingegneria sociale”, sostiene Pillon. Quanto all’utero in affitto, “è roba da ricchi che fa parte di quella che io chiamo antropologia individualista”.
Per Pillon “la Lega è rimasto l’ultimo partito che ascolta la gente. Quando sono stato eletto ho scoperto che il mondo del Family Day, le nostre battaglie in difesa della famiglia, dell’identità cristiana, a favore della libertà di educazione e contro la cultura gender, erano molto conosciute nel mondo leghista”.