ROMA – Centrosinistra al 44%, governo al 35,3%. Sono le cifre di un sondaggio realizzato da Demos per il quotidiano La Repubbica, sondaggio che mostra in modo chiaro come l’esecutivo paghi soprattutto la manovra estiva, le incertezze e le continue riscritture.
Se si votasse a settembre infatti, secondo il sondaggio, il Pd sarebbe il primo partito con il 29,5% dei voti, davanti al Pdl crollato al 25,5%. Male anche la Lega di Umberto Bossi che si ferma sotto il 10%, al 9.8%. A crescere, invece, è soprattutto l’Idv di Antoni0 Di Pietro che con il suo 9.2% sembra aver ripreso i voti che qualche mese fa erano migrati verso Sel di Nichi Vendola ora in calo al 3.5%. Il Terzo Polo vede Fli ancora in calo (3.3%) mentre sale l’Udc (7.4%). Il Movimento a Cinque Stelle di Beppe Grillo è invece quotato attorno al 3.5% dei voti.
Ma è soprattutto la fiducia individuale dei leader a subire gli scossoni più significativi. Che la manovra sia un fatto decisivo lo si vede nei numeri del ministro dell’Economia Giulio Tremonti passato in poco più di due mesi dal 54% al 37 in quando a fiducia. Male anche i due leader di governo: Berlusconi al 22,7% e Bossi al 22%. Il primo perde tre punti in due mesi, il leader leghista ben cinque. Il gioco del gradimento individuale, però, non premia neanche l’opposizione. Con l’eccezione di Antonio Di Pietro (che stabilmente sale quando si alza il livello dello scontro), calano sia Pier Luigi Bersani (dal 39,4 al 34,7%), sia Nichi Vendola (dal 41,3 al 39%).
Le cifre di Repubblica sembrano sostanzialmente confermare l’analisi pubblicata, 24 ore prima, da Renato Mannheimer sul Corriere della Sera. Secondo il sondaggista, infatti, il gradimento di Berlusconi è addirittura al 20% mentre il 78% degli italiani dà una valutazione molto negativa dell’operato del governo. Tutto questo, però, nei dati di Mannheimer non significa pr0mozione per l’opposizione. Anzi. A dare un giudizio critico nei confronti di Bersani & co sarebbe addirittura l’83% degli elettori.
Il dato che emerge, quindi, è la disaffezione degli italiani nei confronti della politica. Uno scenario che, per Mannheimer, può portare ad una crescita vertiginosa dell’astensione. Soprattutto, conclude il sondaggista, quello attuale è un terreno che potrebbe essere molto fertile per un aspirante nuovo leader.
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