La “guerra” degli appalti pubblici per le pulizie: Pd contro Pdl e Udc

LaPresse

ROMA – La chiamano già la “guerra delle pulizie”: è la partita che si gioca in Parlamento sull’assegnazione degli appalti delle pulizie negli edifici pubblici e si incrocia con la politica di tagli che il governo cerca di portare avanti sotto l’insegna della “spending review“. Un contenzioso che si trascina anche nelle aule dei tribunali.

La battaglia che oppone da una parte le coop e dall’altra ditte come Romeo e Manital è al centro di un braccio di ferro che oppone Pd e Pdl, con l’Udc per ora schierato con il centrodestra e che si gioco sul decreto sulla spending review all’esame dell’aula della Camera.

Il decreto, che tra l’altro contiene la nomina di Enrico Bondi a commissario per la spending review stabilisce che nell’assegnazione degli appalti, le buste con le offerte vadano aperte in seduta pubblica in nome della trasparenza. E questo recependo una sentenza del Consiglio di Stato del 28 luglio 2011, intervenuta dopo varie sentenze del Tar contraddittorie tra loro.

Il decreto del governo stabiliva che questa procedura fosse obbligatoria dalla pubblicazione del decreto stesso in gazzetta, cioè il 9 maggio scorso, salvando quindi le gare precedenti in cui le buste sono state aperte in seduta riservata. Ma il Senato ha tolto questo riferimento, rendendo quindi la norma retroattiva. Andrebbero rifatte le gare in cui le buste sono già state aperte.

Alla Camera però è arrivata una nota della Ragioneria dello Stato la quale osserva che l’annullamento di gare già tenute avrebbe comportato degli oneri per la FInanza pubblica a causa dei contenziosi legali e per la necessità di tenere di nuovo gare, che magari potrebbero essere vinta da offerte meno vantaggiose per lo Stato.

E ieri è arrivata anche una lettera riservata di Consip che enumera le gare che verrebbero rimesse in gioco, indicando anche le ditte che hanno vinto questi appalti. Si tratta innanzi tutto di un appalto per le reti di telecomunicazioni locali della Pa, vinto da Telecom Italia per 70 milioni, rispetto agli 87 della base d’asta. E soprattutto di un appalto per complessivi 1 miliardo e 36 milioni, suddivisi in 12 lotti regionali per “Facility management”, cioè servizi di pulizia e gestione degli immobili. Le ditte concorrenti sono state 124, riunite in 16 Raggruppamenti temporanei.

Ebbene, dalla lettera della Consip alle commissioni Bilancio e Affari Costituzionali della Camera, risulta che Romeo Gestioni si è aggiudicata quattro lotti, Manital ne ha vinti tre, la Guerrato ne ha vinto uno, e le Coop ne hanno riportati tre (Emilia e Liguria, Toscana e Umbria, e Roma). Alcune di queste gare si sono tenute appena pochi giorni prima del decreto, nonostante il Consiglio di Stato già da mesi avesse indicato la necessita’ della seduta pubblica per aprire le buste.

Ed è a questa circostanza che si riferisce il Pd per difendere la norma del Senato; ma il Pdl, con l’appoggio dell’Udc e della Lega, ha fatto passare in Commissione un emendamento che elimina la norma del Senato “sanando” le gare tenute prima del 9 maggio. L’accusa del Pd al Pd è quella di voler rimettere in gioco tutto sperando che le Coop rosse, a partire dalla principale, cioè Manutencoop, riesca ad aggiudicarsi piu’ lotti.

Il decreto è ora in aula e il deputato Pd Rolando Nannicini ha proposto un emendamento di mediazione: sono salve solo le gare tenute prima della sentenza del COnsiglio di Stato del 25 luglio 2011. Ma il suo partito ha respinto l’ipotesi. Lunedì e martedì si voteranno gli emendamenti in aula e sarà determinante l’Udc corteggiato tanto dal partito di Bersani che dal Pdl.

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