Caso Moro: “In dieci sorvegliavamo il covo di via Montalcini”: il racconto di un ex carabiniere

aldo moro
Aldo Moro

ROMA – E’ stato pubblicato sul sito www.cadoinpiedi.it un articolo in cui emergono nuove verità sul caso Moro grazie a un nuovo testimone, all’epoca militare di leva, il quale ha raccontato che durante il rapimento venne scelto per far parte di un gruppo di dieci uomini chiamati per tenere sotto osservazione via Montalcini. Era il 23 aprile del 1978.

L’uomo, già ascoltato dalla Procura di Roma, ha raccontato quanto segue all’autrice dell’articolo, Stefania Limiti: “Ci dissero di sorvegliare l’appartamento dove era sequestrato l’onorevole Moro. Il nostro compito principale era controllare tutti i movimenti provenienti da quell’appartamento. Avevamo una postazione di controllo: sulla strada era situato un lampione per l’illuminazione stradale che fu smontato pezzo per pezzo da falsi tecnici dell’Enel, portato in una caserma dei Carabinieri dove fu installata una micro telecamera all’interno della lampadina: serviva per vedere gli spostamenti all’interno dell’appartamento. Dovevamo poi sorvegliare i movimenti intorno al palazzo e tenere sotto osservazione i bidoni della spazzatura”.

Il racconto prosegue: “Moro era tenuto, ci dissero, nell’appartamento del piano rialzato, quello con il giardinetto. In quello del primo piano erano stati messi microfoni ad alta ricezione, in grado di captare anche i più piccoli rumori. Roba sofisticata per l’epoca, forniti, infatti, da agenti stranieri. Ricordo di aver visto la Renault 4 rossa parcheggiata nel cortile che dava ai garage e un’altra auto, una Rover con targa straniera e con una o forse più multe poste sul parabrezza”.

“Un giorno – continua il testimone – fu portata via e fui piuttosto sconcertato quando la rividi nello spiazzo della caserma di via Aurelia. La Missione durò fino all’8 di maggio, un giorno prima dell’epilogo tragico del sequestro. Ci dissero che il nostro compito era finito e che ci avrebbero rispedito alle nostre destinazioni. Rientrai ad Avellino e poi ho avuto il foglio di trasferimento per Battipaglia (Salerno). Mi è stato esplicitamente detto di dimenticare quello che avevo visto e fatto a Roma”.

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