ROMA – Tasi da alleggerire, Sanità senza tagli e, possibilmente, senza ticket sulla specialistica dal 2014, più fondi da destinare alle forze dell’ordine e al pubblico impiego, raddoppiare le detrazioni sul lavoro. La manovra, dopo la “promozione” del Consiglio dei ministri, si avvia a iniziare il suo iter in Parlamento. Già lunedì 21 dovrà superare il primo importante test: il vaglio di Bruxelles.
Ma è tra Montecitorio e il Senato che deputati e senatori di ogni schieramento hanno pronto un assalto alla diligenza quantificato da Repubblica in un conto da 10 miliardi di euro. Tutti, in sintesi, vogliono aumentare le risorse, ridurre le disuguaglianze, ma il margine è strettissimo. Ogni cambiamento, avverte il ministero dell’Economia, è a fronte di nuove tasse o altri tagli.
Monti puntano a rivedere i tagli alla Sanità e le agevolazioni alle imprese per rimpolpare i famosi 14 euro destinati dalla manovra Letta a rimpinguare la busta paga dei lavoratori. Il Pd, soprattutto l’area vicina a Matteo Renzi, propone di concentrare spalmare le risorse sui redditi bassi, ma non tutti sono d’accordo.
L’altro grande scoglio è la Tasi (ovvero la parte di Trise destinata ai servizi indivisibili comunali), che potrebbe pesare sulle tasche dei contribuenti più dell’Imu 2012, quando ancora si pagava sulla prima casa. Scrive la Stampa:
Anche sul fronte della casa i guai non finiscono mai. Come la storia della nuova Tasi (che sarebbe, scusate il pasticcio, la parte della Trise che serve a finanziare i servizi indivisibili comunali). Secondo i calcoli del «Sole24Ore», nella sua versione «standard» (ovvero considerando l’aliquota base dell’1 per mille) la Tasi costerà più dell’Imu sulla prima casa, 3,7 miliardi di gettito attesi contro i 3,3 miliardi della defunta Imu con aliquota al 4 per mille. Ieri il ministero del Tesoro ha diramato una nota di «mezza smentita». Nel senso che secondo il Tesoro il confronto non è quello giusto: i 3,7 miliardi della Tasi vanno confrontati con i 4,3 miliardi dell’Imu prima casa, più la quota di Tares che riguardava i cosiddetti «servizi indivisibili» (luce, strade ecc.) , che sono state tutt’e due abolite. Soltanto – e questo il Tesoro non lo dice – che il calcolo del quotidiano finanziario è stato fatto ipotizzando appunto che tutti i Comuni si fermeranno all’aliquota base dell’1 per mille. Ma sappiamo che se vorranno dragare risorse, potranno salire per la «prima casa» anche fino al 2,5 per mille. Magari non tutti lo faranno; ma al cittadino interessato importerà poco se l’extratassa è comunale o statale. Dovrà pagare.
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