ROMA – Giorgio Napolitano ha convocato per le 17.00 di venerdì 22 marzo Pier Luigi Bersani. Per affidargli cosa? Tutto tranne che un governo: forse un pre-incarico, un mandato condizionato o esplorativo comunque circoscritto…
Gli incarichi, va detto, sono tutti “con riserva”, come ricorda Stefano Folli sul Sole 24 Ore, nel senso che servono finalizzati a trovare una maggioranza in Parlamento. Che bilancio si può fare allora della due giorni di consultazioni di Napolitano? Il rebus uscito dalle elezioni resta senza soluzione a portata di mano, tante, troppe le variabili, le incognite, le subordinate, prima fra tutte la legge dei numeri che al Senato inibisce previsioni di qualsiasi genere.
Per questo, come prevedeva il Corriere della Sera, previsione che si sta rivelando “azzeccata” Napolitano è obbligato a concedere un mandato “condizionato” a Bersani per cui in due o tre giorni il segretario Pd dovrà dimostrare di avere l’autosufficienza: se non ce la fa, come sembra probabile, il capo dello Stato cercherà un’altra soluzione.
Anche secondo La Stampa l’incarico a Bersani era “(quasi) inevitabile”, visto che il Pd è la prima forza del Paese e visto che alla Camera senza il sì del Pd non è possibile nessun governo. Ma è inevitabile quanto provvisorio. Non è che Napolitano non veda il peso del Pd: il punto è che per Napolitano l’incarico va dato a chi dimostra una maggioranza, anche perché obiettivo/impegno inderogabile del Presidente della Repubblica è fornire un governo al Paese fino al suo ultimo giorno di settennato.
Se è nota la strategia di Bersani (“né Piani A, né Piani B”), quella che unanimemente è giudicata una via strettissima, al limite dell’impraticabilità (chi non lo pensa la giudica un cul de sac), Napolitano fino alle 15 di giovedì non ha fatto trasparire nulla. Bersani cercherà il consenso in Parlamento sui temi e con le persone: la Camera delle autonomie (o Senato delle Regioni che dir si voglia) per accontentare la Lega, volti nuovi e “presentabili” per mettere in difficoltà i grillini, riforme istituzionali per rastrellare adesioni nel Pdl, dato peraltro come ansioso di partecipare a un governo assieme al Pd, tanto che Napolitano avrebbe ricordato a Berlusconi come “per sposarsi bisogna essere in due”.
Incarico a Bersani giocoforza, quindi. Ma non sarà esplorativo perché questo si offre solo a figure terze, istituzionali. Quello a Bersani sarà un incarico politico ma “circoscritto”. I paletti sono rappresentati dai numeri, appunto, e dagli obiettivi politici. Una verifica certosina dei consensi, questo aspetta Bersani nei prossimi due o tre giorni, non certo, di primo acchito, la presentazione di una squadra e il giuramento al Quirinale.
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