PARMA – “Noi a Beppe Grillo chiediamo democrazia interna”. “La sovranità appartiene al popolo della rete, non a Grillo”. Valentino Tavolazzi, “ribelle” dei 5 Stelle, è stato intervistato da Libero all’indomani della sua mancata nomina a direttore generale del Comune di Parma. Il suo nome era diventato una questione di primo piano all’interno del movimento. Il sindaco Federico Pizzarotti lo aveva messo tra i “papabili” per quel ruolo. Ma Beppe Grillo aveva dato l’immediato alt. Tavolazzi infatti è stato espulso per aver fondato a Ferrara un movimento concorrente ai 5 Stelle, accusa che lui smentisce. Fatto sta che, ad oggi, il suo nome sembra tramontare. Il problema formale la laurea non idonea a quell’incarico.
Ingegner Tavolazzi, ma mi è caduto sulla laurea… «In che senso?». Nel senso del titolo di studio. Pizzarotti l’ha defenestrato ancor prima d’iniziare. «Il regolamento che lei cita esiste. Ma è un ostacolo formale, superabile. Non mi risulta che Pizzarotti abbia preso una decisione». Tra l’altro pare abbia qualche difficoltà ad allestire la squadra degli assessori. «Non credo proprio che, attualmente, la mia vicenda sia per lui una priorità». Ma ci spera ancora? «Se me l’avesse chiesto un altro sindaco o un altro partito avrei detto di no. Ma per il M5S quella di Parma è un simbolo, mi piacerebbe dare il mio contributo. Comunque deciderà Pizzarotti ». E però Grillo è stato chiaro: per lei non ci dev’essere posto… «E non ci si spiega perché, da esperienza citata a modello, si passi a una situazione in cui a noi di Progetto per Ferrara è addirittura inibito l’uso del simbolo».
Ma non nasce tutto da quella riunione da lei organizzata a Rimini, vissuta da Grillo come una sorta di congiura? «Ecco, una cosa: non sonostato io l’organizzatore di Rimini…». Ma come, adesso si scusa? «No, solo che è così. Lo sa anche Beppe, me l’ha confermato sabato scorso». Ah, vi sentite? «L’ho sentito per telefono. Comunque, a quella riunione ho partecipato io come tanti altri, eravamo duecento». Dice ancora Grillo che quell’incontro è stato partitocratico e separatista. «Può essere che Grillo abbia un’immagine distorta dell’Emilia-Romagna, forse perché in passato qui i partiti erano davvero radicati. Invece è l’esatto contrario: noi crediamo in un movimento che non sia affatto partito». Ma allora perché l’epurazione? «Noi semplicemente chiediamo democrazia interna. Non per tramare, ma per migliorare». Si vede che Grillo non è d’accordo. «E però questo è quel che dice il nostro statuto all’articolo 4. Vada a leggerlo: la sovranità è degli utenti della rete. Quindi non di Grillo né di Casaleggio». A proposito: ma lei come la vede, la figura di Casaleggio? «La gente segue Beppe, è lui il trascinatore, l’artefice. Poi Casaleggio ha voluto rimarcare che lui non è né è mai stato dietro Grillo, ma di fianco». E quindi? «Fino a ieri Casaleggio era visto come importante nel suo ruolo di tenico, di gestore del sito e della comunicazione del movimento stesso, e in questo senso resta utilissimo. Si vede che invece è qualche cosa di più».