Sulle pagine, di carta e virtuali, del Corriere della Sera, si è svolto uno singolare duello tra l’ex editore e ora produttore cinematografico Angelo Rizzoli e Veronica Lario, moglie in procinto di separazione di Silvio Berlusconi.
Rizzoli è stato giovanissimo protagonista della cronaca politica, mondana e anche giudiziaria quando, tra la fine degli anni settanta e gli inizi degli ottanta si trovò, in rapida successione, padrone della Rcs, che all’epoca oltre a possedere il Corriere della Sera produceva anche film di successo; coinvolto nello scandalo della loggia massonica segreta P 2, alla quale era iscritto anche Berlusconi; espropriato dell’azienda, abbandonato dalla moglie, l’attrice Eleonora Giorgi, e buttato in galera: col tempo si è rifatto una vita ed è diventato un produttore di film, specie per la tv, di un certo successo e è tornato a occupare un ruolo di peso nella vita mondana di Roma.
Intervistato da Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera, Rizzoli ha critica Veronica Lario per avere sollevato lo scandalo che sta ora rendendo la vita difficile a Berlusconi. Ha detto Rizzoli: “Veronica vive in un castello dorato, si sposta con aerei privati, non frequenta nessuno tranne quattro amiche milanesi che vanno bene giusto per lo shopping ma se chiedi chi è Obama non lo sanno. Veronica è condizionabile; e probabilmente è stata condizionata. Dicendo che il marito non sta bene ed è inaffidabile, non si è accorta di far male ai suoi figli, di destabilizzarli”.
Qui Rizzoli commette un’indiscrezione, rivelando un fatto che era sconosciuto al grande pubblico. A quel che si capisce dalle parole di Rizzoli e dalla risposta di Veronica Lario, il figlio minore di Berlusconi, Luigi, avrebbe una specie di crisi mistica. Dice infatti Rizzoli che “soprattutto il figlio più piccolo, Luigi, andrebbe invece sostenuto: a volte ci si ritira nella religione come fuga dal mondo».
Replica Veronica Lario: “È grave e intollerabile che il signor Rizzoli mi accusi, dalle colonne del Corriere, di «destabilizzare» i miei figli, e in particolare Luigi”.
Dicendo così, per Veronica Lario, Rizzoli “mostra, oltre a tutto, di considerare i sentimenti religiosi di mio figlio, che riguardano solo lui e che non sono certo nati in queste settimane, come un fenomeno anomalo e patologico; cosa forse naturale, purtroppo, per chi non riesce nemmeno a immaginare che possano esistere valori diversi da quelli materiali. Per buona fortuna, Luigi non è affatto in fuga dal mondo, e ha sufficiente forza morale per valutare lo squallore di quelle parole. Ma vorrei ugualmente che venisse lasciato in pace, come me e le mie figlie e possiilmente anche le mie amiche”.
Nell’intervista che ha provocato l’ira di Veronica Lario, Rizzoli difende Berlusconi a spada tratta e lo paragona ad Attilio Piccioni, un capo democristiano degli anni ’50, vecchia guardia, che venne travolto da uno scandalo, montato, nella convinzione generale, dall’allora ministro dell’interno Amintore Fanfani e cavalcato dal quotidiano comunista della sera, oggi scomparso ma ai tempi di grande diffusione e prestigio, Paese Sera.
La storia appassionò l’Italia per mesi e aveva risvolti più torbidi di quelli delle vicende che hanno protagoniste le varie Noemi e Patrizia, anche perché allora c’era anche il morto. Sulla spiaggia di Torvajanica, spiaggia romana, un mattino fu trovato il cadavere di una ragazza di umile estrazione. Le indagini accertarono che sveva partecipato a una festa a rosse in una villa, Capocotta, dove correvano alcol e droga. Fu fatto il nome di Piero Piccioni, musicista di livello ma per sua sfortuna anche figlio dell’importante uomo politico. Piero Piccioni aveva l’alibi ma non lo usò: era a Capri con la bellissima attrice Alida Valli, ma non lo disse per tutelare l’onore di lei che era sposata e che poi ristabilì la verità dopo il divorzio. Ma nel frattempo la carriera politica di Piccioni era stata stroncata.
Nella sua Apologia di Silvio, Rizzoli paragona Berlusconi al proprio nonno Angelo senior, uno dei più grandi editori della storia d’Italia e fondatore della omonima casa editrice. “Berlusconi è come mio nonno, che adorava le donne, e in età matura amava circondarsi di ragazze giovani: l’ultimo soffio prima del tempo in cui, come diceva Turgeniev, i ricordi diventano rimpianti, e le speranze illusioni. Ma Berlusconi non deve giustificarsi di nulla. Mia moglie Melania e io riceviamo spesso, qui in casa. E spesso gli ospiti portano qualcuno. Mica possiamo chiedergli i documenti?”.
Secondo Rizzoli, “Roma non cambia con il cambiare dei regimi. La più grande industria, con l’edilizia, è lo spettacolo. A Roma arrivano migliaia di ragazze e anche di ragazzi disponibili a ogni genere di esperienza. E arrivano politici, imprenditori, finanzieri, che lontano dalle famiglie si sentono come in vacanza, e la sera vogliono divertirsi. Le cose imputate a Berlusconi sono state fatte da molti altri. Ne ho visti tanti, di ministri e anche di presidenti del Consiglio, girare con ragazze di poche virtù. Ho visto anche leader di sinistra fare lo stesso. Ho ricevuto telefonate di un ex magistrato che raccomandava una bionda conduttrice televisiva”.
Lapidaria la conclusione: “Su due sole persone a Roma non ho mai sentito un pettegolezzo: Gianni Letta e suo nipote Enrico. Per questo nessuno dovrebbe atteggiarsi a moralista”.
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