ROMA – Il segretario della Cei Nunzio Galantino ha rotto i ponti con la politica italiana: ha insultato un gruppo di persone che lo aspettavano per sentirlo parlare, mandando un altro al suo posto e ha attaccato a testa bassa quel
“puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi”,
facendo ricorso a una facile e un po’ becera demagogia, più degna di un comico come Beppe Grillo che di una delle massime autorità della Chiesa in Italia.
Superando ogni barriera del pudore, come non si vedeva dai tempi dei Comitati Civici e della più aperta ingerenza dei preti nella vita italiana, ha attaccato tutti, senza distinguere la Lega dal Pd da Forza Italia. Che Salvini cerchi consensi era chiaro anche senza Galantino, che i suoi modi siano urticanti per ogni persona civile è altrettanto chiaro da sempre. Ma questo non autorizza un rappresentante della Chiesa, in posizione elevata come quella di Galantino, a insultare gli italiani e i loro partiti politici.
Sarebbe facile la ritorsione verbale con riferimento agli scandali sessuali che hanno scosso la Chiesa. Ma i politici italiani, Lega inclusa, conoscono i limiti che Galantino ignora. Finora hanno reagito solo dalla cosiddetta destra (Matteo Salvini e Fabrizio Cicchitto) ma era scontato. Sarò interessante vedere se a sinistra hanno capito che gli attacchi di Galantino non portano voti, forse porteranno maggiori esenzioni Imu agli immobili della Chiesa.
Contro un altro intervento esagerato e a sproposito di Galantino aveva invece tuonato il Governo, per bocca del vice ministro dell’Interno, Filippo Bubbico del Pd.
Non si capisce se l’a fondo di Mons. Galantino è frutto di una decisione personale, sull’onda di una ricerca di visibilità un po’ esagerata, o fa parte di un disegno concertato con la Cei, la Conferenza episcopale italiana, se non addirittura con papa Francesco, al cui populismo di luoghi comuni Galantino sembra ispirarsi, sulla testa del presidente della stessa Cei, il cardinale di Genova Angelo Bagnasco.
Di Bagnasco, in queste ore, colpisce l’assordante silenzio, rotto solo da una dura ma anche generica critica all’Onu.
Nunzio Galantino doveva andare a Pieve Tesino, in provincia di Trento, per prendere parte alla Lectio degasperiana organizzata dalla Fondazione Alcide De Gasperi.
Alcide De Gasperi fu il primo ministro dell’Italia del primissimo dopoguerra che guidò il Paese alla rinascita, estromise i comunisti dal Governo e tenne fuori, come si poteva fare allora, la Chiesa dagli affari dello Stato italiano. Pur avendo passato gli anni della occupazione tedesca in Vaticano, pur profondamente e intensamente cattolico, De Gasperi aveva assunto come stella polare quella di Washington e degli Usa.
Esattamente il contrario di quello che vorrebbe fare Galantino, invocando a sproposito il nome di De Gasperi.
Alla Lectio di Pieve Tesino Galantino comunque non si è presentato, scusandosi con la Fondazione Alcide De Gasperi per la decisione,
“soppesata con cura al fine di evitare, con la mia sola presenza, di contribuire a rafforzare polemiche” in “un clima invano esasperato”
peraltro da lui stesso che ha attaccato con durezza e rozzezza degne del bersaglio, Matteo Salvini, la Lega Nord sul tema dell’immigrazione.
Ai tempi di De Gasperi questi problemi non c’erano. Dopo la guerra nessuno voleva venire in Italia, erano gli italiani che emigravano, in America o nel Nord Europa, Germania, Inghilterra, Svezia.
Mons Galantino ha affidato l’intervento che aveva preparato alla lettura di un suo rappresentante, il prof. Giuseppe Tognon.
Probabilmente era un piano studiato a tavolino con astuzia pretesca. Il momento clou del testo di Galantino erano queste parole:
“Il popolo da solo sbanda e i populismi sono un crimine di lesa maestà di pochi capi spregiudicati nei confronti di un popolo che freme e che chiede di essere portato a comprendere meglio la complessità dei passaggi della storia”.
La politica di De Gasperi “non è quella che siamo stati abituati a vedere oggi, vale a dire un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi”.
Cosa autorizzi Galantino a farsi interprete del pensiero politico di De Gasperi non lo si capisce. Galantino nasce a Cerignola (Foggia) e viene da una diocesi della Calabria, De Gasperi era nato a Trento e esordì in politica al Parlamento di Vienna, come deputato del Trentino, all’epoca parte dell’Impero Austro Ungarico (che molti dalle parti di Bolzano, Trento e anche Udine scioccamente rimpiangono).