ROMA – ''Il mutamento nell'interpretazione giurisprudenziale, quando mutano i contesti sociali, e' nella storia di tutte le magistrature''. Lo afferma il responsabile delle riforme del Pd ed ex presidente della Camera, Luciano Violante, intervistato dalla Stampa, commentando la possibilita' di rivedere il reato di concorso esterno alla mafia, alla luce della sentenza della Cassazione sul caso di Marcello Dell'Utri.
''Alcuni comportamenti, in se' ambigui, possono essere oggetto di valutazioni diverse – aggiunge – . Le sentenze su Cuffaro e su Mannino facevano gia' intravedere questo orientamento interpretativo della Cassazione. Ma questo, lo dico con fermezza, non puo' significare sottovalutazione della necessita' di combattere duramente la mafia. Altrimenti torniamo agli anni di convivenza con la mafia''.
Per Violante il 'concorso esterno' ''esiste'' ma ''il pm ha ragione nella sua richiesta. Bisogna stabilire con chiarezza quali comportamenti, quando tenuti da chi non associato alla mafia – precisa – costituiscono un contributo all'organizzazione mafiosa. Ma questa chiarezza spetta al governo e al Parlamento''.