ROMA – Raggi sindaca di Roma per le strade di Roma passeggia con il consueto codazzo di giornalisti e curiosi al seguito, visto che in Tribunale tra poco andrà come testimone al processo Marra (ai tempi suo fidato collaboratore e braccio destro al Campidoglio) e visto che entro qualche settimana lei stessa potrebbe essere raggiunta non da un semplice avviso di garanzia ma da un rinvio a giudizio (è indagata per falso e abuso di ufficio), non del tutto impropriamente un microfono le chiede: “Sindaco, e se la rinviano a giudizio, si dimette?”.
E lei, sorridendo benevola: “Stiamo parlando di una ipotesi, comunque…penso proprio di no”. Pensa proprio di no Virginia Raggi sindaca e così, come niente fosse, liquida, archivia, polverizza l’architrave dell’identità M5S, il primo comandamento delle tavole del MoVimento. C’era una volta M5S che giurava che se un politico finisce sotto processo (processo non semplice indagine) decenza e onestà minime impongono le dimissioni dalla carica pubblica che ricopre. Quel M5S c’è ancora, ma a Roma no, non più.
Con Virginia Raggi si è passati dal M5S del senza macchia allo M5S della faccia tosta. Ma le reazioni e la sorpresa al non mi dimetto se rinviata a giudizio della raggi sono state minime, quasi inesistenti. Perché dalla Raggi tutti più o meno se lo aspettavano, anche dentro M5S. Sono molti mesi che Raggi sindaca allena la pubblica opinione alla versione faccia tosta di M5S. Versione personale, solo personale? Certo è che la faccia tosta è la cifra della sua gestione della cosa pubblica e della comunicazione relativa.
Raggi in versione io so’ io e il MoVimento le sue feree regole…non è appunto in fondo una sorpresa. Per apprezzare però l’entità del faccio come mi pare e mi conviene della raggi, una domanda: per quanti altri politici, amministratori, dirigenti, ministri, sottosegretari, sindaci M5S ha chiesto immediate e doverose dimissioni gridando “vergogna” se non le davano? La risposta è facile: per tutti e sempre.
Per tutti e sempre i toccati da avviso di garanzia (cioè soltanto indagati) M5S ha chiesto dimissioni. Per quelli poi rinviati a giudizio e cioè ritenuti dal magistrato inquirente coinvolti al punto di meritare un processo sempre M5S ha detto: dimissioni, non un minuto di più. Delle dimissioni degli indagati e peggio rinviati a giudizio M5S ha fatto l’asta da dove sventola la sua bandiera “onestà”.
Seconda domanda: in quanti altri di altri partiti raggiunti da rinvio a processo si sono dimessi dalla carica? Risposta meno facile ma con uno sforzino di memoria ci possono arrivare anche i blog, magari con l’aiuto di Google. La risposta è: svariati, parecchi. Raggiunti da rinvio e a giudizio si sono dimessi uomini del Pd e perfino di Forza Italia e non solo di questi due partiti.
Terza domanda: Grillo che ha comandato dimissioni a Parma o a Palermo o altrove nel MoVimento ci sta, ingoia quel “penso proprio di no” della Raggi? Per ora fa il sordo per non andare in guerra, e sia. Ma lo ingoierà il non mi dimetto dovesse arrivare davvero il rinvio a giudizio?
Riepilogo breve: l’asta-dimissioni dei rinviati a giudizio- su cui sventola la bandiera “onestà” la Raggi sindaca l’ha messa in cantina tra le cose che non si usano. A Roma, sindaca Raggi, M5S adotta o si adatta ad altre regole, uguali se non peggiori dei codici di comportamento adottati dalla Casta. Tra le altre, spicca la regola della faccia tosta e, almeno finora, faccia tosta paga e anche Grillo fa…buon viso a faccia tosta.