ROMA – “Voto Grillo ma non lo dico”. Un po’ come accadeva, e continua ad accadere, per Berlusconi, molti italiani hanno già deciso di votare per M5S ma, vuoi perché si vergognano, vuoi perché semplicemente non ci tengono a rivelarlo, non lo dicono. Sfuggendo così a ogni sondaggio. La pensa così anche uno fra i più autorevoli politologi ed esperti di sondaggi, il professor Roberto D’Alimonte. Per questo, l’incognita elettorale si estende imprevedibilmente anche alla Camera (dove i giochi venivano considerati già chiusi a favore di Bersani), ammonisce il professore.
Contenere Grillo è la strategia delle ultime ore, da Bersani a Monti passando per Berlusconi. Posto che sui sondaggi è già entrato in vigore il coprifuoco, i dati in possesso nelle segreterie dei partiti rivelano come l’incubo a cinque stelle sia quello più attuale. Da “neofascista” dei centristi a “estremista dei centri sociali” del Pdl, un tiro concentrico contro il comico. Perché, inutile nascondersi, al di là dei programmi e dei candidati, è la cronaca, scandita da inchieste e scandali clamorosi quasi quotidiani, che alimenta il fuco della protesta.
Come in Lombardia, spesso accostata all’Ohio, per la sua importanza decisiva nell’assegnazione dei seggi in Parlamento e per la vittoria alle elezioni politiche. “Una spinta per la corsa di Grillo alle urne”, scrive Lina Palmerini sul Sole 24 Ore, a proposito dello scandalo Finmecanica. Lo scandalo coinvolge direttamente la Lega Nord che subito denuncia una sindrome di accerchiamento. Maroni si difende attaccando: “Provano a fermare la vittoria in Lombardia perché siamo in vantaggio, ci hanno già provato con le quote latte”.
Ma Finmeccanica imbarazza anche uno agli antipodi di Maroni qual è Monti, responsabile nell’esecutivo per la nomina di Orsi quando l’ex ad di Agusta in procinto di salire al vertice della casa madre Finmeccanica era già abbastanza chiacchierato. Per Bersani, Monti avrebbe dovuto agire prima. Di Pietro semplicemente lo ha denunciato alla magistratura per omissione di atti d’ufficio. Finmeccanica, e prima Eni-Saipem e poi Monte Paschi di Siena: tutta legna in cascina per il Movimento 5 Stelle, in attesa di staccare un sostanzioso dividendo elettorale.
Attivissimo nelle piazze, populista quanto basta, rispetto alla questione “morale” Grillo diventa quasi irenico, seduto calmo sulla riva del fiume mentre aspetta che passino i cadaveri dei nemici. E così, può permettersi di non infierire su Maroni nel comizio affollatissimo a Bergamo, (ex?) feudo leghista: “Orsi (ad di Finmeccanica ndr.) l’ha messo lì Maroni ma non è che Maroni è disonesto, è della politica, è di un partito e ci ha messo lì un suo uomo”. Per poi concludere: “I partiti, dove ci sono loro, non c’è onestà”.
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