Boom delle armi. La spesa per gli armamenti nel mondo ha raggiunto i livelli della Seconda guerra mondiale. A dare la notizia è il Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) un istituto internazionale di ricerche sulla pace che ha appena licenziato il suo Rapporto 2009.
Secondo i dati del Sipri, l’Italia nel 2008 ha speso 40,6 miliardi di dollari per la difesa (quasi 700 dollari pro-capite). Una crescita dell’1,8 per cento rispetto al 2007 (32,1 miliardi di dollari).
La spesa pro capite dell’Italia, ferma all’ottavo posto, supera quella tedesca e giapponese che ammonta a 568 dollari in Germania e 361 in Giappone.
La Cina guadagna per la prima volta il secondo posto dopo gli Stati Uniti, con una crescita del 194 per cento nell’ultimo decennio per un totale di ben 84,9 miliardi di dollari all’anno. La medaglia d’oro va, però, ancora agli Stati Uniti, che hanno stanziato 607 miliardi di dollari, pari a 1.967 dollari pro capite.
Per quanto riguarda il commercio internazionale di armamenti, tra le dieci principali aziende produttrici c’è la Finmeccanica che mantiene il nono posto nel mondo con un indotto di 9,8 miliardi di dollari, grazie alla vendita di oltre un miliardo di armi in più rispetto al 2006, quando aveva totalizzato vendite per 8,6 miliardi.
Dalla ricerca emerge che il 90% delle compagnie aeree coinvolte nei traffici di armi ha consegnato anche aiuti umanitari per conto delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea, della Nato, dell’Unione Africana e di diverse Ong. Insomma, gli stessi aerei che trasportano aiuti umanitari nelle zone di guerra in Africa portano anche le armi che provocano quei conflitti.