NEW YORK – “Come la Russia spesso trae beneficio quando Julian Assange rivela i segreti dell’Occidente”: il titolo del New York Times non poteva essere più esplicito. E ancora, per essere ancora più chiari: “Funzionari americani sostengono che Assange e WikiLeaks probabilmente non hanno legami diretti con i servizi segreti russi. Ma l’agenda di WikiLeaks e del Cremlino spesso hanno coinciso”.
E’ un’accusa vera e propria quella pubblicata sull’autorevole quotidiano americano, del resto mai tenero con l’amministrazione russa. Un lungo articolo firmato da Jo Becker, Steven Erlanger ed Eric Schmidt demolisce il direttore e co-fondatore del sito che rivela operati non trasparenti o persino illegali di governi e aziende, spiegando che è stato molto più tenero con la Russia di quanto non sia stato con gli Stati Uniti. Così come è stato più duro con i democratici di Hillary Clinton rispetto a quanto non sia stato con i repubblicani di Donald Trump.
E’ la prima volta che un grande quotidiano indipendente si mette esplicitamente contro Assange, attualmente rifugiato politico nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Il giornalista australiano è accusato di aver indirettamente difeso, attraverso la sua opera, l’operato di Vladimir Putin, mettendo sotto torchio solo l’agire degli Stati Uniti.
Del resto è lui stesso ad ammettere la ragione, intervistato dai tre cronisti del New York Times: “La corruzione del Cremlino è una vecchia storia. Tutti criticano la Russia, è noioso”. La stessa motivazione potrebbe essere usata per quanto riguarda i democratici americani: tutti criticano i repubblicani e soprattutto Trump.
Lui stesso ha annunciato pochi giorni fa a Fox News (vicina alle posizioni repubblicane) che nuovi documenti legati a Hillary Clinton saranno pubblicati prima dell’election day dell’8 novembre e potrebbero avere un effetto ”importante” sulle elezioni. Si tratta, ha spiegato, di migliaia di pagine di documenti, alcuni dei quali, provenienti da differenti istituzioni che hanno un rapporto con la campagna elettorale, hanno rivelato ”delle angolazioni molto inattese, che sono assai interessanti, altre sono anche divertenti”.
Wikileaks aveva già pubblicato, alla vigilia della convention democratica di fine luglio, migliaia di email interne del partito che rivelavano contatti tra i dirigenti e lo staff di Clinton per contrastare il rivale Bernie Sanders. E, sottolinea oggi il New York Times, alcune rivelazioni fanno pensare che la fonte siano proprio i servizi segreti russi.
Per il quotidiano americano, la conclusione è semplice:
“Sia che questo accada per convinzione, per convenienza, o per coincidenza, le rivelazioni di documenti da parte di WikiLeaks e molte dichiarazioni di Assange hanno spesso aiutato la Russia a scapito dell’Occidente”.
Del resto come Assange un altro celebre whistleblower, Edward Snowden, ha trovato rifugio proprio in Russia dopo aver rivelato lo spionaggio diffuso e indiscriminato da parte della democraticissima America attraverso l’Nsa, la National Intelligence Agency. Snowden ha comunque più volte criticato la Russia per certe leggi repressive di Putin. Ma, come si dice nel giornalismo, un cane che morde un uomo non è una notizia. Un uomo che morde un cane sì.