Tra Brasilia e Washington è guerra commerciale. Gli Usa non hanno presentato nessuna proposta che spinga il Brasile ad abbandonare o a ridurre la rappresaglia commerciale autorizzata dall’Organizzazione mondiale del commercio (Wto): lo ha specificato oggi il ministro per il commercio estero, Miguel Jorge, al termine dell’incontro con i due inviati di Barack Obama, il suo collega, Usa Gary Locke, ed il consigliere per la sicurezza del commercio della Casa Bianca, Michael Froman.
«Al Brasile non interessa una guerra commerciale», ha premesso Jorge che, però, ha avvertito: «Siamo in attesa di un negoziato in tal senso che, per ora, non c’è stato. Ma devono essere loro a proporlo». Nulla di fatto insomma in merito alla rappresaglia brasiliana per 562 milioni di dollari prodotta dall’aumento dei dazi doganali per l’import di 102 prodotti statunitensi, tra i quali, per dare rilievo politico-mediatico alla decisione, vi è perfino il ketchup (100% di incremento) che utilizzano i McDonald’s.
La misura fa seguito ad una risoluzione del Wto, che ha dato ragione al Brasile in merito ai sussidi agricoli statunitensi, soprattutto per il cotone, che hanno danneggiato i produttori brasiliani per 830 milioni di dollari. In pratica Brasilia può aumentare la rappresaglia per altri 270 milioni di dollari.
«Anche agli Usa non interessa una guerra commerciale», ha comunque assicurato Jorge sottolineando però che la disputa deve essere negoziata «dal ministro degli esteri Celso Amorim». Insomma una questione tra lui ed Hillary Clinton.