Cambogia. Giudice per i Khmer Rossi si dimette: "Pressioni dal governo"

BANGKOK – Un giudice istruttore svizzero del tribunale dell'Onu per i Khmer rossi, Laurent Kasper-Ansermet ha rassegnato le sue dimissioni citando interferenze da parte del governo cambogiano, la ragione per cui lo scorso ottobre aveva lasciato l'incarico anche il suo predecessore. Lo ha annunciato oggi la stessa corte, leggendo un comunicato del giudice.

La tensione tra il governo di Phnom Penh – che non aveva ancora avallato la nomina del magistrato – e Kasper-Ansermet verte attorno all'apertura di due nuovi procedimenti contro altri cinque sospettati di crimini durante il regime responsabile di 1,7 milioni di morti tra il 1975 e il 1979. Nel comunicato, il giudice – che aveva nel frattempo disposto l'apertura di uno dei due casi – spiega di "non essere più concretamente in grado di esercitare correttamente e liberamente" le sue funzioni.

La pressione del governo di Hun Sen – uomo forte del Paese dagli anni Ottanta e lui stesso un ex Khmer rosso – era stata citata anche dal tedesco Siegfried Blunk, che fino a cinque mesi fa ricopriva il ruolo ora lasciato dal suo successore svizzero. In passato, Hun Sen ha spesso fatto trasparire la sua volontà di restringere le competenze della corte – composta da giudici cambogiani e internazionali – ai due casi aperti finora.

Il tribunale, istituito sei anni fa dopo lunghi negoziati e costato oltre 150 milioni di dollari, ha portato a termine solo il caso del "compagno Duch", il responsabile del carcere-lager di Tuol Sleng durante il regime di Pol Pot, condannato all'ergastolo in appello lo scorso febbraio.

Il processo contro i tre maggiori leader dei Khmer rossi ancora in vita è iniziato da pochi mesi e promette di andare per le lunghe, data la scarsa collaborazione degli ottuagenari imputati, con il serio rischio di non arrivare a conclusione data la loro debole salute.

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