Conclave 2005: Bergoglio prese 40 voti, ma papa Francesco I fu battuto da Ratzinger

Il nuovo Papa Jorge Mario Bergoglio con il nome di Francesco I

CITTÀ DEL VATICANO, 12 MAR – José Mario Bergoglio, papa Francesco I, era arrivato a un passo dall’elezione già nel conclave del 2005, battuto poi da Joseph Ratzinger alla quarta votazione. Fu praticamente un Conclave-lampo quello che nell’aprile di otto anni fa, primo Conclave del terzo millennio, elesse papa Benedetto XVI. Convocato dopo la morte di Giovanni Paolo II, avvenuta il 2 aprile 2005, si svolse nella Cappella Sistina in due giorni, il 18 e 19 aprile, e si articolò in soli quattro scrutini, arrivando così all’elezione di Joseph Ratzinger, allora decano del Collegio cardinalizio.

Anche allora, come in questo Conclave 2013, il quorum per l’elezione era di 77 voti, pari ai due terzi dei 115 elettori. La mattina del 18 aprile, nella basilica di San Pietro, venne celebrata la messa ”Pro eligendo Pontifice”, presieduta proprio da Ratzinger. Nella sua omelia, colui che di lì a poche ore dopo sarebbe diventato Papa, tuonò già come la ”dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.

Nel primo pomeriggio i 115 elettori entrarono in processione nella Sistina. E dopo l”’extra omnes” pronunciato dal cerimoniere pontificio Piero Marini, la meditazione fu tenuta dal cardinale ceco Tomas Spidlik, allora 85/enne. Secondo i vaticanisti, la sera del 18 aprile le votazioni si aprirono con l’unica candidatura ”organizzata” capace di contare su un blocco di voti sicuri, quella di Ratzinger. Molto inferiori alle aspettative, invece, furono i voti raccolti dal cardinale di Milano Carlo Maria Martini, che in molti avrebbero visto come auspicabile Papa. La fumata nera usci’ dal comignolo della Sistina alle 20.04.

Il giorno dopo, 19 aprile, i sostenitori di Ratzinger si concentrarono sul vasto blocco degli incerti. I ”ruiniani” fecero confluire il loro piccolo pacchetto di voti sull’allora prefetto dell’ex Sant’Uffizio. Sul fronte opposto emerse invece l’orientamento in favore dell’arcivescovo di Buenos Aires, cardinale Jorge Mario Bergoglio, su cui puntarono anche chi aveva votato per Martini. Al secondo scrutinio i voti per Ratzinger aumentarono, ma anche Bergoglio ottenne un numero di preferenze non trascurabile. Al terzo, a Ratzinger mancarono pochissimi voti per essere eletto, ma i sostenitori di Bergoglio decisero di resistere a oltranza, sperando in una situazione di ”stallo” che bloccasse la strada al cardinale tedesco.

Ma nel blocco di Bergoglio, che puntava ai 40 voti che avrebbero reso impossibile l’elezione di Ratzinger si aprì una crepa: diversi cardinali, allo scrutinio successivo, il quarto, si arresero e diedero a Ratzinger i voti che gli mancavano per l’elezione. Alle 17.56, dal comignolo della Sistina usci’ l’attesa fumata bianca. Alle 18.07 le campane della basilica di San Pietro suonarono, confermando l’elezione del nuovo Papa. Dopo circa mezz’ora il cardinale protodiacono Jorge Medina Estevez, cileno, si affaccio’ alla loggia centrale della basilica per annunciare il tradizionale Habemus Papam.

Altri dieci minuti, ed ecco il neo-eletto Pontefice presentarsi al mondo, col saluto rimasto celebre in cui si definiva ”un umile lavoratore nella vigna del Signore”.

Il vaticanista Lucio Brunelli, sul periodico Limes, pubblicò in seguito gli appunti di un anonimo cardinale sui voti nei diversi scrutini. Al primo, la sera del 18 aprile, Ratzinger avrebbe preso 47 voti, Bergoglio 10, Martini 9, Ruini 6, Sodano 4, Maradiaga 3, Tettamanzi 2. Al secondo, al mattino del 19 aprile, Ratzinger 65, Bergoglio 35, Sodano 4, Tettamanzi 2. Al terzo, Ratzinger 72, Bergoglio 40. Al quarto, il pomeriggio del 19 aprile, Ratzinger eletto Papa con 84 voti, seguito da Bergoglio con 26.

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