Dopo la sentenza Pollari gli Usa non si fidano dell’Italia, neanche di D’Alema

Abu Omar

I corrispondenti dei quotidiani italiani a Washington e a New York registrano una certa “freddezza diplomatica” del Dipartimento di Stato americano nei confronti della candidatura di Massimo D’Alema a ministro degli esteri dell’Unione Europea. Freddi gli Usa perchè D’Alema è un ex comunista? Neanche per sogno. Freddi, anzi gelidi perchè D’Alema è un italiano.

Da qualche giorno, almeno in materia di politica internazionale, gli americani si fidano degli italiani molto poco, molto meno. Dal giorno della sentenza di un Tribunale italiano che ha condannato 23 agenti della Cia per il rapimento segreto di un imam accusato di terrorismo. Quel che gli americani non riescono a capire è come la sentenza possa condannare, in nome della legge, gli autori americani del rapimento e non giudicare, quindi non condannare, in nome del segreto e della ragion di Stato, i collaboratori italiani allo stesso rapimento.

Pensano gli americani che se c’è un interesse di Stato che blocca processi e condanne, interesse che sia il governo Berlusconi che quello Prodi hanno riconosciuto e fatto valere, questo non possa coprire e salvare solo gli italiani. Pensano anche che gli agenti della Cia che operarono il sequestro a Milano lo fecero con tutta evidenza in accordo con i governi italiani. E pensano dunque che condannare solo gli americani sia stato molto “italiano”. Quindi non si fidano. Pare che sia proprio Obama e la stessa Clinton a non fidarsi più: la loro politica è di smettere con quel tipo di operazioni illegali ma di calare una pietra sul passato, in nome appunto dell’interesse alla sicurezza di Stato. Non si fidano di chi la pietra la cala solo sui suoi uomini e fa invece degli agenti americani la pietra dello scandalo.

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