ATENE, GRECIA – La sanità greca, non proprio un modello di efficienza gia’ prima della crisi, è allo stremo. Tagli alle scorte di medicine, limitazioni alle operazioni non vitali, materiali sanitari che scarseggiano, mentre i medici arrancano per coprire i turni.
E’ questa l’istantanea di un sistema sanitario che oltre ad affrontare le ristrettezze economiche che colpiscono l’intera societa ellenica, deve anche vedersela con il congelamento dei pochi fondi disponibili, a causa dello stallo politico.
La crisi della finanza pubblica greca ha fatto sì che grandi aziende produttrici di farmaci stiano già mettendo a punto piani per non interrompere le forniture se la Grecia dovesse andare fallita e fuori dall’euro, con una dracma svalutata.
Tuttavia, è giunta una rara buona notizia: entro il 25 giugno, l’Ente nazionale greco per la Prestazione dei Servizi Sanitari (Eopyy) avrà estinto i propri debiti nei confronti delle farmacie. Lo ha detto alla stazione radio Skai il presidente dell’Eopyy, Gerasimos Voudouris.
La sospensione negli ultimi mesi della concessione a credito di medicinali agli assistiti da parte dei farmacisti – che avanzano qualcosa come 762 milioni di euro e che hanno ripetutamente attuato forme di protesta – ha creato problemi anche al turismo perchè molti stranieri hanno annullato il viaggio in Grecia nel timore che, in caso di problemi di salute, non avrebbero avuto la possibilità di acquistare i farmaci necessari.
Il sistema sanitario ellenico – dove è norma portare ‘bustarelle’ (fakelakia in greco) al personale per garantirsi una buona assistenza – era fino alla crisi ancora sufficientemente ‘generoso’ per accogliere tutti, nonostante una cattiva amministrazione diffusa e nomine quasi esclusivamente politiche ai vertici dei 133 nosocomi pubblici.
Ma adesso molti malati rischiano la vita, perchè il buco nei conti incide terribilmente nelle prestazioni sanitarie. A Chaidari, un sobborgo di Atene, il personale ospedaliero denuncia mancanza di cotone, cateteri, guanti e lenzuola di carta per coprire i tavoli operatori, che a volte vengono riusate, con gravi rischi per l’igiene. Intanto, le visite si abbreviano, perchè le code diventano sempre più lunghe ed i turni sempre più estenuanti per i medici.
E qualcuno, fatalmente, potrebbe non avere in tempo le cure di cui ha bisogno. O non essere visitato con la necessaria cura per avere una diagnosi giusta. Su questo dramma gravano le raccomandazioni del Fmi: la spesa sanitaria deve restare sotto al 6%, mentre ora è attorno al 10. Come? Essenzialmente non spendendo più così tanto per i farmaci, un conto costantemente in ascesa nell’ultimo decennio. Ovvero, dice il Fondo, occorre tagliare 2 miliardi di euro rispetto alle spese del 2010.
I critici di questa linea dura dicono che senza una riforma complessiva del sistema sanitario, i tagli significheranno solo meno medicine per chi ne ha bisogno. E con la crisi e la disoccupazione che esplode, molti non sono neanche i grado di pagare il ticket, che ormai sfiora il 20% del costo del farmaco. Ancora una volta, la crisi greca mostra il suo lato più vero: non i numeri astratti dei conti e dei debiti, ma le sofferenze reali di coloro che, in stragrande maggioranza, di questa crisi non hanno alcuna responsabilità ma che ne sentono il morso.
I commenti sono chiusi.