Come prima della guerra civile del 1975-90, i deputati musulmani e cristiani del Parlamento libanese sono aspramente divisi sull’opportunità o meno di concedere i diritti civili di base ai circa 400 mila profughi palestinesi in Libano, in massima parte fedeli dell’Islam.
Il dibattito nell’assemblea, formata per metà da cristiani e metà da musulmani, ha toccato oggi il culmine quando il leader druso Walid Jumblatt ha avanzato una proposta di legge che prevede la concessione ai profughi palestinesi del diritto al trattamento di fine rapporto, ad un’indennità di rischio sul posto di lavoro e alla possibilità, seppur limitata, di possedere proprietà immobiliari.
La prospettiva ha provocato il sollevamento dei deputati cristiani, che temono che una legge del genere possa portare alla naturalizzazione dei profughi palestinesi, in maggioranza sunniti e, di conseguenza, alterare l’equilibrio confessionale che è alla base del sistema politico libanese.
La divisione ha rivelato però la fragilità delle alleanze tra partiti politici musulmani e cristiani nate negli ultimi cinque anni, e ha riesumato le antiche faide inter-confessionali. “Questa divisione ricorda la guerra civile”, ha scritto il quotidiano di sinistra as Safir, mentre an Nahar, di centro destra, si è domandato i motivi della “improvvisa fretta” di Jumblatt nel voler dare ai palestinesi i diritti civili.
La guerra civile libanese iniziò quando le milizie di destra cristiane presero le armi per combattere la crescente influenza dell’Olp di Yasser Arafat in Libano, con il sostegno dei partiti e delle milizie musulmane, compreso il Partito progressista socialista (Psp) di Jumblatt.
Israele invase poi il Libano nel 1982 e ne sradicò l’Olp, mentre la Siria scacciò i cristiani nel 1982. Il Paese però ancora nega i diritti civili al profughi palestinesi, che vivono in 12 squallidi campi con i loro discendenti sin dalla creazione di Israele nel 1948.
“Tutti i partiti di destra sono stupidi… ma non ne ho mai visto nessuno più stupido della destra libanese”, ha detto Jumblat, che discende da una famiglia feudale col titolo di ‘Bek’ e che, nel 1977, ha ereditato dal padre la incontestata leadership del Psp, che durante la guerra civile ha scacciato i cristiani dal suo feudo nel Monte Libano.
In un tentativo di disinnescare la tensione, il presidente del Parlamento Nabih Berri, che è sciita, ha trasmesso la proposta di legge avanzata da Jumblat alla commissione giustizia della Camera, e ha promesso di portare nuovamente la questione all’attenzione dell’assemblea entro un mese.
Per il leader druso Jumblat la decisione di Berri “è solo il rinvio dell’esplosione di una bomba ad orologeria”. Il premier Saad Hariri, che è sunnita, è stato più esplicito: “Se non diamo ai palestinesi i diritti civili – ha ammonito – investiremo nel più grande progetto di produzione del terrorismo”.