LIBIA, TRIPOLI – Tripoli è ripiombata nel caos più totale. Intense sparatorie fra gruppi di miliziani rivali hanno scosso dall’inizio della serata fino a notte fonda il centro della capitale libica proprio come accaduto solo 48 ore fa. Testimoni raccontano che sarebbero stati usati razzi anti-aerei e granate. Le stesse fonti riferiscono di automobili abbandonate in mezzo alle strade del centro da persone terrorizzate che fuggivano a piedi in cerca di una via di fuga o nell’estremo tentativo di raggiungere un riparo.
Il traffico in città è letteralmente andato in tilt. Inizialmente in molti hanno pensato che si trattasse di semplici fuochi d’artificio, ma in breve il cielo si è riempito di scie luminose e ci si è resi conto, dai segni evidenti dei proiettili, di essere nel mezzo di una vera e propria “guerriglia urbana”. Gli spari – che sono proseguiti fin oltre la mezzanotte – hanno lambito il quartiere dove hanno sede il ministero degli Esteri e la tv di Stato, ma anche un noto albergo della capitale, il Radisson, frequentato da occidentali e che in questi giorni ospita personale diplomatico francese.
Una fonte della sicurezza libica ha riferito che un gruppo di miliziani, forse di Misurata, pesantemente armati, è entrato nella capitale e ha attaccato la zona di Suq al-Juma a est di Tripoli. L’attacco – forse una vendetta fra gruppi rivali – sarebbe avvenuto per rivendicare la morte di un loro combattente ucciso in una sparatoria all’inizio della settimana. La Reuters riferisce di alcuni miliziani che a bordo di una Toyota dotata di armi anti-aeree hanno gridato “Allah Akbar” (“Dio è grande”) mentre procedevano a forte velocità nelle vicinanze del ministero degli Esteri.
Fra lunedi e martedi scorso gruppi di combattenti rivali si erano fronteggiati per ore sempre per le strade della capitale, causando almeno un morto e diversi feriti. Formatesi durante la rivolta che ha rovesciato il regime di Muammar Gheddafi, le milizie sono composte da ex ribelli. Considerati come eroi nel 2011, in seguito non hanno voluto abbandonare le armi e sono diventati incontrollabili per il governo centrale, dal quale vengono pagate per creare forze di sicurezza semi-ufficiali.
Ma ieri il governo libico ha annunciato che da gennaio del 2014 non pagherà più gli stipendi ai miliziani. Una iniziativa che potrebbe avere alimentato gli scontri di giovedi, anche se al momento è ancora troppo presto per avere un quadro certo della situazione, di chi sta combattendo contro chi e per che cosa. Intervenendo oggi a Repubblica Tv il ministro degli Esteri Emma Bonino ha affermato che la Libia “è assolutamente fuori controllo” come dimostra anche l’allarme dell’Eni che “sta minacciando di chiudere i pozzi”. Ma non possiamo “mandare l’esercito, mi pare difficoltoso: serve una soluzione politica”, ha aggiunto la titolare della Farnesina. (ANSA)
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