Produttività, Passera a gamba tesa su orari, mansioni, ferie…Altro che art. 18

ROMA – Produttività: nella trattativa tra le parti sociali per stabilire criteri e modalità di accesso ai fondi che il Governo vuole stanziare per aumentare un po’ i salari si è inserito, a sorpresa, il ministro dello Sviluppo Corrado Passera. Certamente, è il Governo che deve aprire i cordoni della borsa ma stupisce il fatto che sia Confindustria che sindacati (compresa la Cisl) giudicano la sortita del ministro un intervento a gamba tesa. A un passo dal traguardo. Le condizioni poste da Passera, quando le parti sociali sembravano sul punto di stringere un accordo (l’appuntamento era fissato per il 18 ottobre), introducono delle novità che “farebbero impallidire la blanda modifica dell’articolo 18”, come scrive Roberto Giovannini su La Stampa che per primo ha rivelato il contenuto del documento redatto dal ministro in dettaglio.

Confindustria ha detto no (Squinzi, “la frittata l’ha fatta il ministro) ma non le diverse associazioni di impresa (Abi, Ania, Confindustria, Rete Imprese Italia, Alleanza Cooperative). A Camusso della Cgil (è lei che parlava di “gamba tesa” nel negoziato) Passera ha risposto gelido (contestazione “priva di senso”). Il governo è disponibile a finanziare la detassazione del salario di produttività “solo di fronte a un accordo di grande portata” tra le parti sociali perché “non è più tempo di aiuti a pioggia” ha sostenuto Passera ancora oggi (23 ottobre). Ricostruiamo allora in dettaglio le condizioni del ministro affinché i rappresentanti delle aziende possano sottoscrivere l’intesa con i sindacati. Altrimenti niente risorse per la produttività.

Niente automatismi. Nei contratti aziendali il recupero dell’inflazione pregressa non deve più valere quale requisito base per gli aumenti salariali. Gli aumenti dei contratti nazionali siano “in tutto o in parte” erogati a livello aziendale attraverso accordi aziendali di produttività. Le parti sociali devono chiedere che il legislatore faccia delle norme per delegare ai contratti aziendali una serie di “materie oggi regolate dalla legge”, leggi il Codice Civile e lo Statuto dei Lavoratori.

Demansionamento. Prima novità, potenzialmente destabilizzante: “fungibilità delle mansioni nell’ambito dell’organizzazione aziendale”. Detto in soldoni significa che l’azienda potrà spostare un funzionario allo sportello, o un quadro alla catena di montaggio riducendogli lo stipendio.

40 ore settimanali. Dietro la voce “incremento del normale orario di lavoro effettivo alla soglia legale delle 40 ore settimanali” dobbiamo intendere che laddove i contratti stabiliscono 38 ore settimanali, l’asticella va elevata a quota 40.

Flessibilità. “Modelli flessibili e multiperiodali dell’orario di lavoro”: cioè, se l’azienda vuole, può organizzare turni da 60 ore settimanali quando c’è più urgenza e di 20 ore settimanali quando scarseggiano le richieste. L’importante è che alla fine la media annuale sia di 40 ore settimanali.

Ferie. “Distribuzione flessibile delle ferie”: si intende che sono consentite solo due settimane di ferie continuative al massimo. Gli altri giorni saranno stabiliti dalla “programmazione aziendale, anche non continuativa”.

Telecamere e controllo della produttività. “Sistemi idonei a contemperare il fondamentale diritto alla riservatezza del lavoratore con il diritto del datore di lavoro al controllo della produttività”: significa che sarà ammesso il controllo a distanza dei dipendenti tramite telecamere o dispositivi sul computer ecc…

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