Scandalo Spycables, Mossad non credeva a rischio bomba atomica Iran

Spycables, Mossad non credeva a rischio bomba atomica Iran
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu col disegno della bomba all’Assemblea generale Onu

TEL AVIV – Ve lo ricordate Benjamin Netanyahu all’Assemblea generale dell’Onu con il disegno di una bomba sul quale tratteggiò una linea rossa, oltre la quale l’Iran avrebbe fabbricato un’arma nucleare, di lì a un anno? In realtà esiste un rapporto del Mossad, i servizi segreti israeliani, che appena un mese dopo negava il rischio di una bomba atomica iraniana.

È quanto emerso da uno dei documenti d’intelligence filtrati su Al Jazeera e sul Guardian, in quello che è già stato ribattezzato lo scandalo Spycables, presentato come la più clamorosa fuga di notizie top secret dopo il caso Snowden, sullo sfondo del braccio di ferro che proprio il dossier Iran ha innescato fra Netanyahu e la Casa Bianca. Questa volta si tratta di documenti saltati fuori dagli archivi dei servizi d’informazione del Sudafrica: con vicende e carteggi che coinvolgono direttamente rapporti d’intelligence degli 007 d’Israele, Stati Uniti e Gran Bretagna.

Fra i file trafugati, spiccano le rivelazioni che riguardano il programma nucleare di Teheran rendendo esplicita la divaricazione, peraltro non inedita, tra la destra di governo israeliana e il Mossad: non solo nella percezione di una reale minaccia, ma anche nelle valutazioni di fronte agli interlocutori internazionali.

Una rivelazione che rischia di azzoppare il premier israeliano agli occhi del mondo, proprio mentre si prepara alla sua controversa missione al Congresso Usa, concordata per gli inizi di marzo con la sponda dei repubblicani e a dispetto dell’amministrazione Obama, per cercare di bloccare il preannunciato accordo fra le potenze dei 5+1 e l’Iran.

Stando ai documenti saltati fuori, si scopre infatti che a fine 2012 il Mossad si premurò di far sapere che Teheran non stava in effetti “svolgendo l’attività necessaria per la produzione di armi” atomiche, ma lavorava solo per avvicinarsi a obiettivi “apparentemente legittimi”, come l’arricchimento di uranio per i reattori.

Valutazioni vecchie di un paio d’anni e tuttavia imbarazzanti per la leadership politica israeliana, tenuto conto che in quelle medesime settimane Netanyahu, dalla tribuna dell’Onu, sosteneva platealmente il contrario.

Il Guardian e al Jazeera affermano di disporre di numerosi documenti confidenziali dei servizi sudafricani, pervenuti in forma digitale. Si tratta di informazioni raccolte per anni nel corso di incontri non solo con emissari del Mossad, ma anche con altri servizi segreti, fra cui quelli statunitensi e britannici. Per dimensioni, stima il giornale israeliano Haaretz, non si è troppo lontani dalla gigantesca fuga di notizie orchestrata dall’ex analista statunitense Edward Snowden all’origine dello scandalo Datagate. O ancora da quello del dossier di Wikileaks, promosso da Julian Assange.

Fra le carte, ve ne sono anche alcune che riguardano la Corea del Nord, i presunti rapporti di sudditanza dei servizi sudafricani rispetto all’intelligence Usa o all’MI6 britannico. Non mancano inoltre rivelazioni sui tentativi della Cia di stabilire contatti con Hamas nonostante la fazione islamica al potere nella Striscia di Gaza fosse formalmente bandita come “organizzazione terroristica” dal governo di Washington.

Sulla questione Mossad-Netanyahu va d’altronde ricordato come l’ex capo degli 007 israeliani, il leggendario Meir Dagan, dimissionato nel 2011, avesse in realtà già esposto in pubblico le proprie divergenze con il premier sulla gravità della minaccia iraniana. Minaccia ridimensionata esplicitamente anche da un altro ex capo del Mossad, Efraim Halevy. Sui siti web israeliani viene intanto discussa la possibilità che dietro le rivelazioni del Guardian e di al-Jazeera possa esserci questa volta in qualche modo proprio la diplomazia dell’alleato statunitense, molto infastidita dall’intenzione di Benyamin Netanyahu di rivolgersi al Congresso in aperta sfida al presidente Barack Obama e al galateo diplomatico.

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