L’acceso dibattito che in tutti gli Stati Uniti ha provocato la nuova legge anti-immigrati illegali approvata dal governatore dello stato dell’Arizona Jan Brewer cesserà presto di essere solo proteste stradali o argomenti di talk show, per finire in un aula di tribunale, dove un giudice dovrà decidere se lo stato può applicare leggi che finora sono state esclusiva prerogativa del governo federale.
Il governatore Brewer, che ha firmato la legge venerdì scorso, l’ha giustificata affermando che il governo di Washington non fatto nulla per fermare il flusso di immigrati e droga dal Messico all’Arizona.
L’opposizione alla legge sta intanto crescendo: i contrari hanno dipinto svasiche sulle pareti del parlamento, leader per la tutela dei diritti civili chiedono un boicottaggio dell’Arizona, gruppi di cittadini stanno raccogliendo firme per una petizione e il presidente Barack Obama sta valutando la possibilità di intraprendere un’azione legale contro lo stato.
Anche gli attivisti politici pensano ad un’azione della magistratura nella speranza di bloccare l’applicazione della legge sostenendo che interferisce con l’autorità del governo federale nel regolare l’immigrazione, e che viola i diritti costituzionali dei cittadini attribuendo eccessivi poteri alla polizia.
La contestata legge – che dovrebbe entrare in vigore a fine luglio o ai primi di agosto – renderebbe criminoso in base alle leggi statali di trovarsi negli Stati Uniti illegalmente. Prevede che la polizia statale, locale e gli agenti dell’immigrazione possono interrogare quelle persone che possono essere sospettate di essere illegali e chiedere di visionare i permessi di soggiorno.
”Se sembrate uno straniero o parlate come uno straniero – dice Alessandra Soleer Meetze, direttrice del capitolo in Arizona dell’American Civil Liberties Union – sarete costretti a sottostare per ore a tutta una serie di richieste della polizia per confermare la vostra identità e cittadinanza”.